Capitolo 3 - RESURREZIONE

1)

Dei terremoti stanno facendo tremare l'isola in maniera spaventosa, come se stessero esprimendo l'odio accumulato dai Giganti sotto l'Etna. Seiya è sotterrato dalle cenere appena emesse che ricoprono i versanti del vulcano. E' stato scagliato contro una parete della montagna per l'impatto col corpo di Agrios la Forza Brutale. Il sangue che sgorga dalla tua testa è assorbito sapidamente dal suolo spugnoso.
"Com'è incredibile il potere dei Giganti." pensa il Cavaliere, accorgendosi di una crepa sulla sua armatura di Pegasus, all'altezza del petto. "Così la storia in cui quasi tutti i Cavalieri furono sconfitti non è una menzogna, no..."
Seiya sa che solo qualcuno in grado di bruciare il proprio Cosmo, qualcuno che padroneggi una tecnica combattiva in grando di rompere gli atomi, può essere capace di scalfire la sua sacra armatura, più resistente di qualunque metallo dell'universo.
"Vedo solo dove sei caduto, Pegasus." Agrios, con la sua Adamas blu, si avvicina al ragazzo, camminando lentamente sulla cenere. "Se non avessi sbattuto contro la montagna, staresti attraversando il Mediterraneo fino all'Africa."
"Ma che esagerazione!" dice Seiya, alzandosi. La sua faccia è piena di fuliggine.
"Tuttavia riesci a dire baggianate dopo aver ricevuto il mio Rock Press? Sono impressionato."
Seiya e Agrios si affrontano sopra un pendio scivoloso, a dieci metri l'uno dall'altro. Mentre nessuna tecnica di lotta o arte marziale può essere sferrata a questa distanza, per i Cavalieri, che si muovono a velocità supersoniche, questo è uno spazio minimo.
"PEGASUS RYU SEI KEN!"
"E' inutile!" sorride Agrios, mentre i due si incrociano in aria, roteando tra le onde d'urto. "Per me, questa è come la puntura di una zanzara."
Infatti, pur essendo attaccato da centinaia di meteore, il Gigante non ha alcuna reazione, rimanendo praticamente immobile per tutto il tempo.
"Com'è possibile?!" pensa Seiya perplesso "Per quanto un'Adamas possa essere resistente, non esiste nulla che non possa essere distrutto con..."
"Tu non puoi vincermi." dice il gigante, interrompendo i pensieri del Cavaliere. "Adeguati alla sconfitta, Pegasus. E' la fine!"
Ancora una volta, Agrios tocca il suolo con una delle sue mani, curvandosi per accrescere l'impulso. Per questo temibile gigante, non serve giocare d'astuzia. Gli basta lanciarsi sul suo opponente con la sua durissima armatura e il peso sovrumano del suo corpo.
"ROCK PRESS!"
Il suolo sembra esplodere con l'avanzare di Agrios, sollevando un'enorme colonna di cenere. Seiya non riesce a schivarlo e e il gigante afferra i suoi piedi come in un gioco di football americano, scagliando il Cavaliere al suolo con tutto il peso del suo corpo, a una velocità soprendente.
"Ahh!" Seiya sputa involontariamente un getto di sangue, formando una specie nebbiolina rossa nell'aria. La sua nuca piccia contro il suolo con un battito sordo.
 Su nuca alcanza el suelo con un tonfo sordo.
Agrios contempla per alcuni secondi l'efficacia del suo colpo, lasciando lentamente il corpo immobile di Seiya, con un'espressione soddisfatta per aver compiuto la missione.
"Sarà che gli ho rotto tutte le ossa?" si chiede, guardando con disprezzo Seiya, che è praticamente sotterrato nella cenere, molto più malridotto di quando è stato lanciato dal dal gigante poco fa. Il corpo del giovane ha assorbito tutta l'energia distruttiva dell'armatura e dell'impressionante massa corporea di Agrios.
"Potrei ucciderlo se lo volessi." continua, sollevando con una sola manoil corpo di Seiya, già coperto delle ceneri che si accumulano incessantemente. "Però non avrebbe senso portare i Cavalieri fino all'Etna. Senza menzionare che, se lo uccidessi, dovrei ascoltare i pesanti sermoni di Thoas e del Maestro Encelade. Allora, me lo fai un favore?" la sua voce assume un tono malizioso. "Resta vivo solo per un altro poco. Dopo aver terminato il nostro incarico, finirò di ucciderti, ok?"
Un fascio di luce si espande velocemente nell'aria. Agrios è colmo di sorpresa per il calcio-meterora di Seiya, che finora sembrava moribondo. I due nemici ritornano in posizione, a una certa distanza tra loro, mentre un forte vento solleva le ceneri dal suolo.
"Si farnetica! Stai dicendo cose senza senso..." provoca il Cavaliere.
"Moccioso!" Agrios trema di rabbia, ancora barcollando un po' a causa del colpo. "Te la sei cercata!" il suo elmo di Adamas è caduto, rivelando una faccia dai lineamenti alteri e marcati, che contrastano con le sue maniere grossolane.
"Hai perso la testa insieme all'elmo, eh?" continua Seiya "Ho proprio perso la pazienza con te!"
"E' questo il Cosmo di Pegasus?" il digante sembra rendersi conto per la prima volta dell'enorme potenza del Cavaliere.
"Non morirò in questi luoghi." dice Seiya "Io mi rialzo ogni volta che cado. E alla fine ti sconfiggerò!"
"Ti ho già detto di non alzare troppo il naso!" una terza volta, Agrios pone la mano sul suolo, gridando, mentre i suoi occhi trasbordanti d'odio puntano Seiya fissamente: "Brucia, mio Cosmo... Brucia! ROCK PRESS!"
E di nuovo il suolo sembra esplodere. I due collidono in aria con un suono pesante, che pone fine all'assalto. Un'enorme quantità di sangue tinge il suolo coperto di cenere. Agrios ha un profondo taglio sulla testa e geme di dolore con la sua voce gutturale.
"Un Cavaliere non riceve mai lo stesso colpo per due volte." dice Seiya, intercellando col ginocchio un tentativo di attacco del gigante.
"Allora hai evitato il Rock Press?"
"Il mio Cosmo mi ha indicato come fare."
Seiya blocca per le spalle il corpo barcollante di Agrios. Il suo Cosmo provoca un'esplosione gigantesca, proiettando il ragazzo in un salto, quasi un volo nel cielo, trascinando con sè il Gigante in un flusso ardente di sangue.
"Non è possibile... Il mio corpo enorme? Un semplice Cavaliere...!"
Avvolto dall'aura alata di Pegasus, Seiya vira in direzione della terra, facendo in modo che il nemico cada di testa sul terreno.
"PEGASUS ROLLING CRASH!"  con questo, una stella colossale cade dal cielo. L'impatto fa vibrare la terra con una forza comparabile allo schianto di un asteroide, aprendo un enorme cratere nella montagna. La sagoma di Seiya emerge da una nuvola di cenere gigantesca.
Il Cavaliere barcolla leggermente e si tocca il ginocchio. "E' stato per poco", dice tra sè e sè. Seiya è in uno stato di eccitazione tanto grande che non si sa se stia ridendo o cadendo all'indietro per la paura. E' consapevole del fatto che non avrebbe vinto la battaglia se non avesse rischiato la sua stessa vita. Possedere l'abilità di dominare l'essenza della distruzione significa che ogni battaglia di un Cavaliere contro un avversario alla sua altezza è una visita al regno della morte.
Seiya non sente più il Cosmo di Agrios, tanto aggressivo e brutale fino a poco tempo fa.
"Dov'è Shun? E Mei...?" ancora muovendosi con difficoltà, parte alla ricerca del Cosmo dei suoi compagni.



2)

La catena stellare vibra nella penombra, formando una galassia a spirale.
"Questa è la mia Nebulosa di Andromeda." ripete Shun, avvolto da una barriera invalicabile. "Ora non puoi in nessun modo avvicinarti a me, neanche di un passo." dice rivolgendosi a Thoas il Lampo Veloce. L'arma di muove di vita propria, sollevando con forza le ceneri dal suolo.
"Non dirmelo." la sicurezza del gigante rimane imbattibile.
"Se pretendi di attraversare la catena, ricorda che potresti rischiare la vita." avvisa Shun. Tuttavia, Thoas lancia ancora un colpo rapido come una lancia elettrica. "Proteggimi, catena circolare!"
Il metallo ruota nell'aria formando onde turbolente, respingendo con successo la folgore. Thoas indietreggia, dopo due tentativi bloccati dalla catena.
"In questo caso, allora..." il gigante si muove intorno a Shun ad una velocità molte volte superiore a quella del suono, circondando il Cavaliere con innumerevoli immagini istantanee di se stesso. E' impossibile seguire con gli occhi questo movimento supersonico, e in nessun momento Shun non riesce a identificare la vera posizione di Thoas.
Ma la catena di Andromeda è immune a illusioni di questo tipo. Quando il gigante tenta di lanciare un colpo in direzione del Cavaliere, essa localizza precisamente la sua posizione e lo colpisce con un'esplosione che fa sollevare in aria tutta la cenere vulcanica accumulata. Per la scossa, l'elmo dell'Adamas di Thoas cade a terra.
"Te lo avevo detto che non puoi avvicinarti a me." Shun di Andromeda è rimasto illeso sul campo di battaglia, circondato dalle ceneri. La sua "truppa", la catena, si mantiene in formazione, creando una nuvola di stelle.
"Allora..." Thoas alza le mani al volto appena rivelato. "Hai ragione ad essere tanto sicuro di te. La tua catena ha una capacità impressionante." continua, sistemando i lunghi capelli neri. "Non offre veramente nessuna breccia, serve come occhi, orecchie... e in più, va oltre ai cinque o sei sensi, deve percepire il nemico attraverso quello che voi, sacri Cavalieri, chiamate Cosmo."
"Le illusioni non funzionano contro la catena." completa Shun. "Nella misura in cui il mio Cosmo aumenta, la catena diventa sempre più capace di reagire a qualunque colpo, per quanto rapido sia.
"Capisco." la voce di Thoas resta di una calma misteriosa. "La Nebulosa di Andromeda è un'arma che integra sia attacco che difesa."
"Terminiamo questa battaglia senza senso." dice Shun, come sempre seguendo il suo istinto pacifista. "Non voglio ferire nessuno, nemmeno se si tratta di un nemico."
Il gigante non crede alle sue orecchie:
"Tu non puoi parlare sul serio. Se ti stai burlando di me, hai una personalità decisamente perversa dietro quella faccia da signorina."
Ma Shun conferma la sua posizione:
"Ferire e uccider senza alcun motivo... io non riesco a farlo!" le sue parole sono quasi una dichiarazione di debolezza, qualcosa di impensabile per un Cavaliere che ha la guerra come professione.
"Senza motivo? Humm" Thoas riflette per un istante. "Quindi, se ci fossero i motivi, tu uccideresti il nemico. Allora non riesci a lottare senza alcuno stimolo? Ti serve una spintarella, è così? La tua auto-affermazione è basata sulle parole di altre persone?"
"...Ehm..."
"Tu sei ignorante e mediocre. Ho la nausea di tutto questo." il suo tono di voce diventa repentinamente duro e secco. "Ho già detto: Cavalieri e Giganti non hanno bisogno di motivi d'onore o elevate missioni per affrontarsi fino alla morte. Non serve dire nulla, la lotta è indipendente dal nome di giustizia."
"Allora dobbiamo lottare per lottare, senza ragione alcuna? Come i demoni o Rakshasa?"
"Tu pretendi un po' troppo di giustificare i tuoi atti, Andromeda. Non sono interessato ai tuoi lamenti e alle tue baggianate. La tua litania piena di compassione mi ha proprio rotto."
Shun avverte che lo spirito di Thoas si è rafforzato. Come una spada giapponese che acquista splendore e bellezza nelle mani di un un fabbro, il Cosmo del gigante diventa sempre più affilato e limpido. Il fabbro che fabbrica la spada non ha paura di produrre strumenti di morte, nè tantomeno nutre intenzioni omicide mentre perfeziona una katana. A sua volta, le guerre non passano con combattimenti tra armi e scudi, privi di passioni, completamente sprovvisti di sentimenti.
"Questo è il frutto dell'umiliazione a cui sono stato esposto." dice Thoas, con il proprio Cosmo in espansione, colpendo insapettatamente Shun.
Una ferita, poi due. Un rigolo di sangue fuoriesce appena delle braccia di Shun, ma l'emorragia sta diventando grave, nella misura in cui nuovi tagli compaiono su tutto il suo corpo.
"C-com'è possibile? Perchè la barriera invalicabile della catena non reagisce?!"
"Non essere tanto sopreso, ragazzo." Thoas punta il dito verso Shun, facendo fuoriuscire un acuto bagliore e un flusso di sangue.
Il Cavaliere è attaccato da onde d'urto, fini come aculei, lanciate dalla mano di Thoas come proiettili. Il gigante, la sua arma potentissima e i suoi attacchi attraversano il corpo di Shun senza bisogno di toccarlo.
"Tu hai detto che la Catena di Andromeda ti difende dagli attacchi nemici in base all'elevazione del tuo Cosmo..." spiega il mostro, con soddisfazione. "Allora basta avvalermi di un Cosmo superiore al tuo, lanciando un attacco a una velocità superiore all'istinto di difesa della catena."
Shun si accorge che il sangue non sta coagulando e sta sgorgando continuamente dalle ferite. Persino un minimo taglio, minuscolo come il buco di un ago, sanguina in maniera spaventosa.
"E' lo STIGMA." continua il Gigante, seguendo i pensieri del Cavaliere. "Non è una ferita comune. Un taglio provocato da me non si richiude mai."
"Ma come...?!"
"Non è difficile per coloro che dominano completamente il flusso di sangue ed energia vitale di un essere umano. Questa tecnica fu sviluppata originariamente affinchè potessimo offrire al nostro dio ogni goccia di sangue dai sacrifici fatti in suo nome."
Uno dei soldati semplici assassinati al Grande Tempio la notte precedente è stato ucciso da questo attacco, fatale persino per i Cavalieri, che sono di carne e ossa e muoiono se perdono un terzo del proprio sangue dal corpo.
"Ragazzo, tra pochi minuti morirai in mezzo a dolori 'soavi e piacevoli'." una pausa, e il Gigante parla poi per se stesso "Ehi, non mi piacciono queste parole."
Shun cade sulle ginocchia, perdendo la speranza. Thoas si avvicina e gli dice, con una voce apparentemente affabile:
"Terminiamo questa battaglia senza senso." Il gigante si sta proprio burlando. Il suo prossimo passo è interrotto da una debola reazione della catena.
"Sei un cattivo perdente. La tua catena ha perso tutta la forza."
"Non mi piace combattere. Veramente, lo detesto." Shun alza il viso, fissando Thoas mentre le sue mani afferrano la cenere da terra. "E come tu hai detto, io vivo tormentandomi, vivo indeciso su quello che faccio."
Il Gigante percepisce il Cosmo di Andromeda crescere rapidamente sebbene il ragazzo sia quasi sul punto di morte, con poco sangue nelle vene.
"Ma ho imparato a lottare." Shun continua, tentando di mantenere fermezza nella voce nonostante la debolezza  che domina il suo corpo. "Devo lottare, ignorando la sofferenza che questo mi causa. Io lotto. Non sono più un bambino lamentoso." il Cavaliere usa tutte le sue energie per assumere una posizione da combattimento, collocando davanti la sua catena.
"Allora, persino condannato a morte dallo Stigma, non ammetti la sconfitta. Per lo meno, finchè la catena esiste."
"Vai, CATENA D'ATTACCO!" (Sukuea Chain, catena triangolare)
L'arma avanza verso l'avversario tracciando un percorso a zig zag, accompagnata da impulsi elettrici. Thoas reagisce gridando.
'Thunder Wave'! Scintille volano in aria. Il gigante blocca la catena con entrambe le mani, ignorando completamente l'elettricità emanata da questa.
"N-non ci credo! Tu hai fermato la catena?" Shun non riesce a credere a quello che vede.
"Allora è questo il potere d'attacco della catena... capace di arrivare al nemico rompendo lo spazio?" nuovamente, Thoas si rivolge al Cavaliere di Andromeda con una serenità incrollabile "Ma, pur essendo capace di raggiungere nemici ad anni luce di distanza, non potrà mai raggiungere Thoas il 'Lampo Veloce' a questa velocità. Con questo attacco, ragazzo mio, hai sprecato ancora di più quel poco tempo che ti restava."
Thoas agita la catena, facendo barcollare Shun, nonostante la forza applicata sia minima. La pressione sanguigna del ragazzo sta calando progressivamente, facendo sì che il flusso emorragica causato dalle stigma cominci a diminuire un poco. Le estremità delle sue dita stanno impallidendo e formicolando, senza forza.
"Mi piacerebbe proprio sapere..." il Gigante sembra divertirsi con la sofferenza di Shun. "Alla fine tu sei forte o debole, Andromeda? In alcuni momenti dimostri la fragilità di una signorina, in altri la bravura degna di un Cavaliere. Inoltre il tuo spirito è instabile, di un disordine confusionale e, sinceramente, incomprensibile per me." Fa una pausa come se sperasse in una risposta. "Non ha più la forza di parlare... allora lo uccido, rompendo la sua catena, distruggendo così la sua ultima speranza."
Thoas incrocia le braccia, assumendo per la prima volta una posizione da combattimento.
"Ora ricevi il colpo più potente di Thoas..."
Shun ha ancora le forze per gridare:
"Proteggimi, CATENA DIFENSIVA!" (Su-kuru Chain, catena circolare)
"AVENGER SHOT!" un fascio di luce spezza la nube di stelle. L'impatto del pugno di Thoas, cento volte più potente che l'attacco delle sue dita, distrugge la Nebulosa. Con grande disperazione di Shun, la catena di Andromeda cade al suolo senza reagire.
"Ora sei un passerotto senza le ali." scherza il gigante, posizionandosi intanto per un'ultimo colpo, certamente fatale, dal momento che Shun non ha più la catena per difendersi.
Alcuni secondi prima di sferrare l'attacco finale, Thoas percepisce qualcosa di strano ai suoi piedi. Senza che se ne fosse accorto, la superficie ingrigita della montagna ha acquisito una tenue copertura bianca. Una sensazione gelida.
"Cos'è questa, neve in piena estate in Sicilia?" si chiede stupito.
La gelata sta coprendo la montagna. Aria fredda sale dal suolo. Cristalli di gelo sempre più grandi e numerosi se accumulano da tutte le parti.
"Questa non è un'illusione." spiega una voce, prima che sbuchi la sagoma imponente di un giovane biondo, che indossa un'armatura bianca. La sua presenza emana un bagliore gelido sopra la montagna di fuoco, ora in mezzo a una tempesta di neve.
"Chi sei tu?"
"Hyoga!" è Shun che risponde alla domanda del gigante.
"Stai bene, Shun?" chiede, senza lanciare la minima occhiata al compagno caduto, in quanto sta guardando Thoas fissamente. Il Gigante capisce dall'armatura sacra del giovane che si tratta di un altro Cavaliere di Atena.
Nonostante il nome giapponese, Hyoga ha gli occhi azzurri, in quanto è figlio di una russa, Natassia, e di un giapponese, Mitsumasa Kido. E' un altro dei figli non riconosciuti dal vecchio, uno dei cento mezzi-fratelli inviati in diverse parti del mondo per diventare Cavalieri. Uno dei dieci sopravvissuti da quell'addestramento mortale.
"Sono Hyoga della Costellazione del Cigno."
La sua sacra vestigia è un'armatura di gelo, originaria degli eterni ghiaci artici. Ha delle ali scolpite in bassorilievo nella regione pettorale, e un elmo con ornamenti a forma di piume. Il portamento sinuoso trasmette un'impressione di leggerezza, riflettendo l'aria nobile di Cavaliere. Hyoga sembra essere uscito da un antico romanzo europeo. Non è più un bambino ma non è neanche un adolescente. Possiede una luce particolare, che raramente si incontra nei giovani della sua età, che gli conferisce un'aria di nobiltà. I suoi occhi di un azzurro limpido sono ciò che più si nota sul suo viso, che sembra essere distaccato dall'intimità con gli altri, ma che al tempo stesso esprime solitudine e malinconia.
"Allora è giunta la cavalleria da dietro... Ho visto che domini l'Energia del Freddo, Cisno. Interessante."
"Devo proprio stare a conversare con te?" Hyoga non è interessato a dare alcun tipo di spiegazione al gigante.
"Che antipatico... Meglio così!" Thoas decide di partire direttamente all'attacco. "Muori insieme ad Andromeda: AVENGER SHOT!"
Il colpo più potente di Thoas sembra avanzare su Hyoga rompendo la cortina di neve, ma finisce lontano dal Cavaliere e taglia solo l'aria.
"Cristalli di gelo...?" Thoas il Lampo Veloce è titubante.
"Questo è il mio KOLISO, il cerchio di ghiaccio del Cigno. Non noti che le tue gambe sono congelate?"
Il gigante non capisce come questo possa essere successo tanto rapidamente. I cerchi di cristalli di ghiaccio aumentano man mano di quantità, congelando sempre più le gambe di Thoas sotto l'Adamas. Cristalli di ghiaccio delle più svariate forme appaiono come illusioni nel campo innevato, in piena estate in Sicilia.
"Addio, Gigante."

Cos'è l'energia... o "Ki" del freddo? La temperatura è un'unità di misura dell'agitazione molecolare. Quanto più è intensa l'agitazione delle molecole in una sostanza, maggiore è la sua temperatura, e quanto meno intensa, minore la temperatura. La relazione tra calore e gelo è come la tra la dinamica e la statica. Se la tecnica combattiva che distrugge gli atomi è dinanica, avvenendo tramite il calore, quella che interrompe il loro movimento è una tecnica di immobilizzazione, che agisce tramite il gelo.

"DIAMOND DUST!"
Hyoga del Cigno è uno dei pochi cavalieri che dominando la tecnica del gelo. Il suo potente colpo fa sì che il Cosmo di Thoas, il Lampo Veloce, rimanga intrappolato nel campo di neve e ceneri vulcaniche, sottomesso da un sonno perpetuo.
Il cavaliere si volta verso Shun.
"Non muoverti." dice, lanciando un colpo in direzione del Cavaliere di Andromeda. Il suo dito indice tocca l'armatura di Shun all'altezza del cuore, facendo coagulare immediatamente l'emorragia provocata dalle stigma.
"Ti ho toccato nel punto vitale del Shin Ou Ten." spiega Hyoga. "Questo ferma le emorragie."
"Come sei arrivato qui? Non eri tornato nella Siberia Orientale?"
"E' stato Kiki. Atena lo ha mandato a chiamarmi. Voleva che vi aiutassi."
"Atena... La signorina Saori ha fatto questo per noi."
"Kiki sta riposando ai piedi del vulcano, esausto dopo tanti teletrasporti."
Senza dubbio, andare fino in Siberia e da là in Sicilia in un tempo tanto breve deve aver esaurito il ragazzino.
"Speriamo di non aver fatto eccedere a Kiki i suoi limiti." pur essendo decisamente indebolito, Shun conserva la sua generosità e preoccupazione per gli altri.
"Dove sono Seiya e Mei?" chiede il Cavaliere del Cigno, essendo già a conoscenza della ricomparsa di Mei e del terribile ritorno dei Giganti, informato da Kiki di tutta la situazione.
"Noi ci siamo separati durante il combattimento contro i Giganti..." Shun si alza barcollando, guardando la catena per valutare il suo stato. Mentre la sua armatura di Andromeda non è stata distrutta, la catena si mantiene tramite energie transdimensionali, ricomponendosi completamente nel caso in cui qualche anello fosse rotto in battaglia.
"Sto avvertendo il Cosmo di Seiya, ma è molto fiacco."
"Riuniamoci ancora. Sono preoccupato per Mei. E' impossibile che qualcuno senza armatura riesca a sconfiggere uno di questi Giganti."
"E' vero..." concorda Shun, appoggiando le mani sulla fronte, preso da una forte vertigine.
"Hai perso molto sangue. Non devi muoverti molto in questo stato. E' meglio che resti a riposare."
"No, sono a tutto posto."
"Va bene." Hyoga fa un sorriso. "Che tu dica di essere a tutto posto non significa una granchè..."
Shun accenna un sorriso e i due Cavalieri riprendono la salita sull'Etna, in direzione del Cosmo di Seiya.



3)

"Avverto un lieve Cosmo laggiù." Seiya guarda verso l'interno di un antico cratere, attualmente inattivo, ma che per secoli, o forse millenni, ha sputato fuoco e fumo. Il Cavaliere di Pegasus non riesce a capire se l'energia che avverte è della signorina Yuuri o dei Giganti.
"Ops!" Seiya barcolla. Sta sudando molto, un sudore freddo e sgradevole. "Non capisco. Il mio corpo sembra più pesante."
L'aria a questa altitudine è molto rarefatta, ma non è sufficiente a influenzare un Cavaliere.
"Merda! Sono senza forze." il ragazzo si sente come se il suo corpo fosse pieno di buchi da cui si perde il suo Cosmo a ogni passo che fa. Seiya non riesce a dare spiegazione per la sua condizione. Anche se la lotta contro Agrios è stata dura, non ritiene che abbia causato conseguenze tanto gravi.
Un passo falso e la superficie della montagna sembra franare. Seiya scivola e cade quasi dentro al cratere, ma viene salvato da una insperata mano amica.
"...Mei!"
Il giovane solleva il corpo di Seiya per il braccio.
"Stai bene?" chiede il Cavaliere, sinceramente preoccupato.
"Sono io che te lo chiedo! A vedere il tuo stato..." dice Mei, terminando con una risata.
"Cos'hai da ridere, sciocco?" ma Seiya ha perso la voglia di beccarsi con l'amico, limitandosi a tenere il broncio per alcuni secondi. "Dov'è quel tale che usa gli artigli, Pallas?" chiede, riprendendo il dialogo.
"Io sono fuggito da lui. Rifletti bene, tu che sei un Cavaliere hai avuto una certa difficultà a sconfiggere un gigante. Pensi che un soldato semplice come me abbia qualche chance?" Mei è riuscito a scappare dal Gigante in quanto conosce ogni centimentro della zona. Inoltre, come spia del Grande Tempio, ha imparato a nascondere le tracce del suo Cosmo, per depistare il suo inseguitore.
In questo momento, non molto lontano, compaiono Shun e Hyoga, mentre salgono la montagna in direzione di Seiya e Mei. I quattri finalmente si riuniscono, a lato dell'antico cratere.
"Non sapevo che eri qui, Hyoga..." l'espressione di Seiya è veramente sopresa.
"Sono stato mandato da Atena per aiutarvi."
"Questa armatura del Cigno sta bene su di te."
"Mei." Hyoga lancia appena un'occhiata al fratello che reincontra dopo tanti anni.
"Sei venuto di corsa dalla Siberia? Strano che non sei affaticato..." scherza Mei, senza ottenere risposta. "Ahah! Sei rimasto ancora antipatico, tu. Nessuno qui è cambiato di una virgola."
Il giovane dà di spalle mimando una faccia che fa ridere Seiya e Shun per un po'.
"Voi due eravate qui perchè avete percepito un Cosmo provenire da questo cratere?" chiede Shun.
"Allora anche voi lo avete percepito."
Hyoga si volta, in silenzio, in direzione del cratere, indicando una fessura tra due enormi rocce, che sembrano labbra dischiuse. Il quartetto si dirige verso l'apertura nella roccia, scendendo attentamente dalla fragile e friabile superficie all'interno del cratere.
Shun spia dalla fessura:
"E' molto profondo. Sembra arrivare fino al centro della Terra."
"Il Cosmo proviene dal fondo di questa caverna."
Dopo le parole di Seiya, gli amici discendono dall'apertura nella roccia, usando la catena di Andromeda come una corda. Quando raggiungono la base della caverna, si accorgono di non essere circondati dall'oscurità, come ci si sarebbe aspettati, dopo aver lasciato la luce del giorno completamente dietro di loro.
"Cos'è questo? Le pareti della caverna stanno brillando?"
Seiya e Shun vanno davanti, seguiti da Hyoga e, alla fine della fila, da Mei. La grotta è larga a sufficienza per aprire le braccia, e i quattro riescono a intravedere alcuni metri davanti grazie a questa luce fantastica e inspiegabile. Tonalità che vanno dal dorato chiaro al rosso profondo si proiettano sulle pareti di pietra, variando ciclicamente d'intensità.
"Sta pulsando..."
"Penso di dì, Shun!" risponde Seiya con un'espressione terrorizzata, come se l'osservazione dell'amico avesse attirato qualche fantasma.
"Ho l'impressione di stare all'interno di un essere vivente." continua Shun. "La catena è in tensione da tutto questo tempo."
Una sensazione sempre più sgradevole invade i giovani, man mano che avanzano in direzione del fondo della caverna, da dove proviene il Cosmo.
"Ho i brividi alla pancia, cavoli!" si lamenta Seiya, proprio nel momento in cui la temperatura diventa sempre più alta.
"Che caldo. Credo che abbiamo già camminato per un paio di chilometri."
A questa profondità stanno tutti sudando molto.
"E l'odore di gas sta diventando più forte."
Questo tunnel sarà un percorso fino all'utero della Terra? I Cavalieri sono stati attirati all'ingresso dell'inferno? Nonostante questi macabri pensieri, il quartetto prosegue con tenacia il suo cammino verso il fondo.



4)

L'altare emana un male di origine sconosciuta. Un suono grave, forse il vento, domina l'ambiente.
"Agrios. E persino Thoas." sussurra Encelade l'Urlo di Guerra, nel tempio totterraneo, mentre guarda con sdegno la giovane incatenata. "I Cavalieri di Atena... Dopo l'antica Gigantomachia, intralceranno il cammino dei Giganti un'altra volta...?"
Yuuri è frastornata, con la faccia caduta in avanti e i capelli argentei sporchi di sangue.
"Non ho nulla da temere in confronto coi Cavalieri." balbetta il Gigante, come se volesse convincere se stesso, mentre picchia insistentemente con il suo bastone l'ostaggio, che rimane immobile. "Tuttavia, Atena non deve essere sottovalutata. Finchè esiste la dea guerriera protettrice della Terra, i fastidiosi Cavalieri continueranno a proliferare e a importunarci come mosche in estate. Dobbiamo resuscitarlo, ora! Il nostro amato Fratello, il nostro Delfino, detentore di una volontà superiore a quella di Atena, superiore a tutti gli dei dell'Olimpo... dobbiamo riscattarlo dalle profondità perdute dell'Aldilà."
"Signorina Yuuri!" Seiya non riesce a trattenere l'urlo, all'incontro con la Sacerdotessa Guerriera incatenata alla pietra.
"Finalmente, ero stanco di aspettarvi, cani di Atena." dice Encelade, con la sua voce poderosa, mentre compaiono dietro Seiya anche Shun, Hyoga e Mei.
"Che posto è questo...?" si chiedono i Cavalieri, disorientati.
Il tunnel da dove sono venuti si apre repentinamente in un'immensa caverna, tanto grande da poter costruire un anfiteatro. Una grossa esplosione. Il vulcano pare tremare con una frequenza ogni volta maggiore. Stallattiti si rompono e cadono dal soffitto. La caverna sembra possa crollare da un momento all'altro. Il calore è intenso e soffocante, calore del magma. Si sente nell'aria un suono costante e allarmante. Sarà il vento...? Sembra un grido acuto provocato da un uragano.
"Uno spazio aperto tanto grande sotto il Monte Etna! E quell'altare... sembra un tempio." la catena di Andromeda si irrigidisce. Al centro della grande apertura c'è un enorme altare di pietra. La superficie frastagliata emana la stessa luce tremolante del corridoio da cui sono giunti i ragazzi, dominati dall'inquietante impressione di stare all'interno di un viscere gigantesco.
"La signorina Yuuri... sta bene?" si domanda Seiya, con grande preoccupazione. Incatenata alla roccia per le due braccia e con la testa ripiegata davanti, è impossibile capire se sia viva o morta.
"Se è rimasta tutto questo tempo qui, in mezzo a tutta questa concentrazione di gas, il rischio è grande." il volto di Shun esprime una certa ansia.
"E lui?" chiede Hyoga, indicando il Gigante mascherato che sta afferrando il suo bastone maligno davanti all'altare.
"Sono Encelade l'Urlo di Guerra." dice colui che era il sommo sacerdote.
Hyoga fissa il nemico col suo sguardo. Con un movimeto improvviso, il Cavaliere del Cigno si lancia in direzione del gigante. Il suo corpo si circonda di cristalli di neve.
"DIAMOND DUST!" l'attacco di gelo coglie Encelade di sorpresa, ma nonostante ciò, il Gigante poderoso riesce a neutralizzare l'energia gelata, lanciandosi a sua volta in direzione di Hyoga. L'onda d'urto si leva in aria e colpisce Mei e gli altri Cavalieri, che stavano a decine di metri di distanza, scagliandoli contro le pareti della caverna.
L'attacco di Encelade è lo stesso che avevamo visto a Taormina. L'impatto causato dal colpo, simile a un'esplosione, è persino maggiore dentro questo ambiente chiuso.
"Hahahaha!" il Gigante fa la sua risata macabra. "Possono venire tanti Cavalieri di Bronzo quanto volete, ma nessuno riuscirà ad arrivare tanto vicino al sommo sacerdote dei Giganti."
"C'è qualcosa di strano."
"Cosa c'è?" Seiya si volta verso Hyoga.
"Sento il corpo pesante..."
"Anche tu?"
"Credo che tutti lo sentiamo così." dice Shun, con un tono molto preoccupato.
"Io pensavo che fosse la conseguenza della lotta contro Agrios, però..."
"Potrebbe anche essere, se solo tu ed io ci sentissimo così, dato che abbiamo affrontato un'intensa battaglia contro i Giganti. Ma anche Hyoga è affetto, che non è quasi stato attaccato, eppure ha la stessa sensazione.
"E' cominciato nel momento in cui sono salito sull'Etna" rivela Hyoga "Ed è peggiorato dopo che siamo entrati in questa caverna. L'energia del Diamond Dust non aveva neanche la metà della sua potenza e non sono neanche riuscito a riprendermi."
"Io pensavo di sentirmi così a causa delle esalazioni dei gas... ma non è questo. Sembra che la nostra propria forza stia fuggendo dal corpo."
"Non sono danni di lotta." dice Mei, ondeggiando la testa "Non è la stanchezza nè il veleno nell'aria. E' il Cosmo che si sta succhiando via. La forza dei Cavalieri, l'origine di tutte le forme di vita... Sarebbe inutile combattere, non avremmo la minima chance.
"Succhiato? Parli come se qualcuno stesse assorbendo il nostro Cosmo..."
"Esattamente." la voce di Encelade conferma la teoria di Mei "Dal momento in cui avete messo i piedi sull'Etna, il vostro Cosmo è stato assorbito poco per volta.  Questa terra si trova nel campo protettivo di Flegra, le fiamme sotterranee che proteggono noi, i Giganti, allo stesso modo in cui il Grande Tempio è protetto dallo scudo di Atena." la creatura ha piena consapevolezza dell'impatto delle sue rivelazioni sui Cavalieri. "In questo luogo, coloro che non indossano le Adamas non recupereranno mai i danni inflitti. Ogni volta che bruciate il vostro Cosmo, l'energia è succhiata dal campo di forza. Questo significa che, finchè esiste lo scudo protettivo di Flegra, io non sarò mai sconfitto, nemmeno dagli 88 Cavalieri insieme!"
"Non è possibile... Intendi dire che il nostro Cosmo è stato succhiato a ogni attacco che abbiamo lanciato?" i Cavalieri di Atena sono perplessi.
"Anche la luce che illumina queste caverne deve provenire da queste fiamme sotterranee." conclude Seiya.
"Noi, appena risvegliati, non siamo in numero sufficiente per attaccare con la forza il Grande Tempio protetto da Atena..." continua Encelade. "Ma è bastato rapire una ragazzina per riuscire a rubarle tutta la sua energia... Con la giovane, sono solo quattro, e della gerarchia più bassa... Solo i Bronzi non saranno sufficienti per saziare la fame del dio, ma... Intanto, morite!" grida il Gigante, alzando il bastone maligno e concentrandosi per liberare il suo potere di distruzione.
"Attenti, arriva un'altra onda d'urto!" la tensione dalla catena di Andromeda aumenta sempre più.
"Dobbiamo attaccare prima che la situazione peggiori." dice Seiya. "E' la nostra unica chance di vittoria. Dobbiamo attaccare usando la velocità."
L'aura delle costellazioni protettrici, Pegasus, Andromeda e Cigno, risplende sui tre giovani. Le stelle appaiono in aria e ardono dentro la grande caverna, nelle profondità della Terra.
"Brucia, Cosmo!" Seiya si posiziona per combattere, liberando una specie di Big Bang. Quando il Cosmo è espanso al massimo, al raggiungimento del Settimo Senso, emana una forza miracolosa, comparabile solo all'energia primordiale dell'universo.
"Prendi questo, Encelade!"
Pegasus galoppa. La catena di Andromeda si trasforma in elettricità luminosa e il Cisgno si alza in volo.
"E' inutile."
Shun e Hyoga osservano confusi l'attacco di Seiya. L'armatura di Pegasus si rompe e il sangue comincia a sgorgare dai fianchi del Cavaliere. Un pugno sta per arrivare con la forza di un coltello che taglia il sottile strato di grasso.
"Mei...?" Seiya cade al suolo, al pronunciare il nome del suo mezzo fratello.
"E' inutile." ripete la voce tenebrosa.
"Cos'hai fatto?! Cos'hai fatto, Mei?!" grida Shun disperato.
Persino Hyoga, che non perde mai la calma, è rimasto a bocca aperta dalla scena. Mei stava, assassinando Seiya, con la sua mano affondata nel corpo di Seiya fino alla radice delle dita. Il giovane estrae il coltello con un movimento brusco, facendo sgorgare il sangue con un'intensità ancora maggiore.
"Questo cosmo..." Shun trema di paura.
Una potenza formidabile. I Cavalieri capiscono che costui non può essere, in nessuna ipotesi, un semplice soldato che non è riuscito a diventare Cavaliere.
Mei passa le dita sulla sua faccia, macchiandosi di sangue.
"Poche volte ho sentito un cosmo tanto gigantesco... Questa volontà è praticamente la...!"
Shun e Hyoga si allontanano da Mei in un secondo, mantenendo la distanza, incapaci di resistere da vicino a quella energia incredibile.
"Questo... Questo non è Mei!"
Hyoga si posiziona per il combattimento, considerando il suo mezzo fratello un nemico.
"Avevamo bisogno di potere per la resurrezione del grande dio!" grida Encelade l'Urlo di Guerra "Dal momento che la sua forza è colossale, avevamo bisogno di un'energia equivalente a quella presente alla creazione dell'Universo. Solo col sacrificio di un Cavaliere riusciamo a rompere il sigillo forgiato da Atena! Solo col sangue di un Cavaliere! La pulsazione vitale presente nel sangue caldo! Il Cosmo!" Encelade solleva le mani in segno di riverenza, col volto rigato da lacrime di commozione sotto la maschera demoniaca.
"Resurrezione? Di cosa sta tanto parlando costui?"
"Sta parlando del dio, bello e giovane Andromeda." Thoas il Lampo Veloce sorge dal nulla nel tempio sotterraneo. Ed egli non è solo. Anche Agrios la Forza Brutale è ora davanti all'altare e la faccia scheletrica di Pallas lo Spirito Stupido sbuca all'entrata della grande caverna. I quattro Giganti circondano i Cavalieri.
"I Cavalieri di Atena hanno osato persino dimenticarsi il nome stesso del dio!"
"Perbacco! Facciamoglielo ricordare!"
"Non è possibile!" esclama Hyoga "Noi abbiamo sconfitto questi due!"
"Haha! Pensate che si muoia per così poco? Ora vi massacro!" Agrios corruga le sopracciglia.
"Allora sono state illusioni? Come siamo stati portati a credere in una falsa vittoria?" Shun è stupefatto.
"Pensavate di aver vinto senza nemmeno aver verificato i cadaveri? I Cavalieri devono imparare a essere più incisivi..." la voce di Thoas trasborda sarcasmo. "Tutto l'Etna è sotto lo scudo di Flegra. Noi, vestiti con le Adamas, siamo protetti, dal momento che i vostri attacchi erano tutti indeboliti come potenza, senza eccezioni."
"La protezione di colui che veneriamo!" il sommo sacerdote dei Giganti si volta e comincia a pregare sull'altare. "Vieni a noi!" il suo grido di battaglia fa tremare tutto il tempio sotterraneo. "Ti invochiamo, ultimo figlio dei Giganti, nato dall'unione di Gaia con Tartaro! Signore dei venti impetuosi, padre di tutti gli incantesimi maligni. Fratello adorato. Cento teste di serpenti, lingue nere, occhi fiammeggianti... dichiara  il tuo vero nome!" il sacerdote è in una specie di transe invasato, agitando continamente il suo terribile bastone. Ripete gli epiteti, fa offerte, pronuncia orazioni: sta svolgendo una cerimonia.
"OooooaaaaH!" Mei comincia a gemere repentinamente. Sotto gli occhi terrorizzati dei Cavalieri, il giovane strappa la sua stessa pelle, con un atteggiamento sinistro, privato di tutta la ragione. Shun e Hyoga sono paralizzati dalla punta dei piedi alla radice dei capelli. Un demonio divoratore di uomini emerge da dentro Mei, gemendo e grugnindo. L'Orco lecca ancora alcune gocce di sangue da Seiya, che ancora scorre dalle dita, e, impossessandosi della gola e della lingua di Mei, dichiara il suo vero nome:
"Il mio nome è Typhon."



5)

La voce tenebrosa risuona nelle profondità di un abisso dimenticato. Occhi fiammeggianti, lingue nere, cento teste di serpente, padre degli incantesimi maligni, signore di tutti i venti impetuosi: "Il mio nome è Typhon."
I Cavalieri sono dinnanzi all'ultimo Gigante, nato dall'unione della Terra col Mondo dei Morti.
"Il gigante ineguagliabile che occulta le stelle e forma le più dense nubi." il sommo sacerdote prosegue con le sue ovazioni "Dominatore della terra, colui che ucciderà i sacri Cavalieri, colui che distruggerà Atena... il nostro amato e ultimo fratello."
"Chi sono io?" chiede il demonio con un tono da rituale.
"La volontà che guida i Giganti." rispondono gli altri in unisono.
"Chi sono io?"
"Tu sei Dio."
I quattro Giganti sono prostrati davanti a Mei, o colui che dovrebbe essere Mei. Una luce intensa si proietta in modo caotico per il grande spazio vuoto. Solo con enorme difficoltà, Shun e Hyoga riescono ad assistere alla scena.
"I miei occhi mi fanno male... Ho paura..."
"Non dobbiamo farlo risvegliare, Shun! Non devi aver paura di questo dio falso e malvagio. Non puoi guardarlo con occhi intimoriti!" Hyoga parla con esasperazione e fermezza. "Ricorda che siamo protetti da Atena e dalle stelle. Mantieni il tuo Cosmo. Se ti arrendi alla paura, se ti lasci dominare, la tua personalità sarà divorata."
Il "timore" è l'essenza degli dei. Alle origini, gli dei nascevano dal timore. Erano persone timorose che li veneravano, offrendo loro sacrifici nel tentativo di attenuare la paura che sentivano.
Una volontà divina nella sua forma più arcaica, nuda nella sua origine, è incarnata nel corpo di Mei:
"Sono Typhon."
"Sì." risponde Encelade.
"Ma che carne fragile e brutta! Cosa ne è stato fatto del mio splendente corpo carnale?" l'indignazione del dio lancia un botto invisibile, seminando onde di terrore. Per poco, Shun e Hyoga non hanno un colpo al cuore. In questo momento, persino gli stessi Giganti, estremamente tesi, sono chiaramente impauriti.
"F-fratello amato." dice Encelade tremando "Con tutto il rispetto, ricordatevi dell'antica Gigantomachia. Il vostro splendente corpo carnale è stato lacerato da Atena e la vostra volontà esiliata sotto le dure rocce di questa isola." in nessun momento il sommo sacerdote pronuncia il nome del dio.
Così erano venerati gli dei ai primordi del mondo. Allo stesso modo per cui fissare direttamente le vere sembianze del dio farebbe perdere i propri occhi, l'atto di pronunciare il suo nome farebbe cadere la lingua e quindi l'uso della parola.
"E' stato questo, capisco." Typhon placa la sua ira per un momento. "Però dove si trova il mio splendente corpo carnale?" ripete "Amati fratelli. Dove hanno nascosto lo splendente corpo carnale del vostro fratello più giovane?"
Glan! Una nuova onda d'urto, potente al punto da essere udibile, riduce in pezzi il bastone di Encelade. Incoerenza pura. Le parole di Typhon non hanno alcuna logica. Al contrario, il dio sta solamente sfongando la sua rabbia, atto di puro egoismo, facendo una ventata senza rombo. Così, persino i Giganti, prima tanto oppressori, tanto sicuri di sè, evitano di questionare con Typhon. Per loro, dio è puro timore. Qualcosa da essere placato.
Encelade risponde, afferrando con le mani tremanti la punta del bastone distrutto:
"Rispettosamente... Per prima cosa è stata la vostra volontà che ci ha salvati dalle profondità del Tartaro, valendosi di questo essere umano come corpo transitorio e marionetta. Credo, senza dubbio, che questa carne fragile sia per voi insoddisfacente."
"Sì. Ho capito." Mei-Typhon osserva attentamente il suo corpo nudo "Sommo sacerdote?" anche il dio non chiama i Giganti per nome. Coloro che sentiranno il proprio nome pronunciato da lui, saranno dissanguati dalle orecchie e impazziranno.
"Sì."
"Di chi è questo corpo fragile e brutto?" Typhon continua il suo discorso incoerente. "Sento mancanza di potere. Mancanza, mancanza, mancanza. Mancanza... mancanza... mancanza, mancanza." ripete con un tono insistente ed eloquente. "Ho ordinato che mi si offrisse in sacrificio il sangue dei Cavalieri per rompere i sigilli di Atena e risalire dalle profondità dell'abisso fantasma."
"Infatti, Signore. Sono qui." Encelade indica in direzione dei Cavalieri.
"Sì. Capisco." gli occhi maligni con le vene a forma di vortice fissano i giovani. "Questi sono i sacrifici dedicati a me."
Lo sguardo di Typhon quasi uccide Shun. Messa in una situazione estrema per la paura, la catena di Andromeda rilascia un suono acuto come il pizzico di corda di uno strumento musicale tesa fino al limite, sul punto di spezzarsi.
"Avevo già capito che era una trappola... ma un sacrificio...?" le parole di Shun sono coperte dalla baraonda della catena.
Hyoga serra le labbra, prevedendo ciò che sta per accadere.
"Sangue di Cavalieri! Per questo abbiamo rapito Yuuri! Per questo siamo ripiegati fino all'Etna. Ma... perchè Mei?"
Il Cosmo percorre il corpo dei Cavalieri attraverso la corrente sanguigna. Infatti, il sangue di un Cavaliere è pieno di questa energia, la fonte di tutte le forme di vita. La prova di ciò è la storia risaputa che è necessaria una quantità immensa di sangue di Cavaliere per riportare in vita un'armatura distrutta in combattimento. Anche questa è una cerimonia, un rituale per inserire nella vestigia una nuova energia vitale, il Cosmo, attraverso il sangue del Cavaliere.
"Chi si immola come offerta" gli occhi maligni di fiamme fissano i Cavalieri. Typhon, un tempo Mei, si avvicina a Shun e Hyoga, poco a poco.
"Questa potenza equivale a quella di Atena. E' il Cosmo di un dio?!" chiede Shun.
"Sì." risponde Hyoga. "Però è di una natura completamente differente."
"Hyoga..." la voce di Shun è tremante.
"Lo so. So che stiamo per morire qui." Hyoga balbetta con un tono di voce secco, stringendo il pugno, ancora disposto a lottare.
"Chi si immola come offerta" ripete Typhon, come se avesse dimenticato ciò che ha appena detto, violando con facilità la catena di Andromeda e le barriera di energia fredda, tutte le difese dei due Cavaliei. Con un movimento brusco, il dio solleva le due mani, afferrando la gola dei giovani.
"Fermo!" si manifesta una giovane con uno scettro dorato a immagine di Nike, la dea della Vittoria, rompendo le pareti del grande vuoto sotterraneo delle profondità dell'Etna. Typhon lancia un'occhiata alla giovane che  discende dall'aria.
"L'ultimo dei Giganti, signore di tutti i venti malefici. Non permetterò che tu colpisce ancora i miei Cavalieri."
"Tu, donna immondizia." Typhon è fronte a fronte con la dea che tanto odia.
"Typhon."
"Atena."
Nell'istante in cui le due divinità pronunciano i loro nomi, l'uno con l'altro, esplodono i loro spiriti presenti nelle parole. Typhon e Atena diventano luminosi e iniziano a scintillare. Un'energia equivalente a una collisione tra galassie ricopre tutto con una massa offuscante. Le volontà degli dei collidono all'interno della grotta. I sei sensi, quando esposti alle divinità, sono incapaci e inutilizzabili. Rimane sono il Cosmo, l'unica cosa che conserva l'identità individuale di ciascuno degli esseri presenti.
"Signorina Saori...!"
"Shun, Hyoga, state bene?"
Saori Kido, la dea Atena, rimane serena in mezzo al bagliore. Poi si inginocchia silenziosamente posando la sua mano confortante su Seiya. L'emorragia è bloccata miracolosamente.
"Bene." Atena sospira sollevata  dopo essersi accertata che il Cavaliere è vivo.
"Assurdo!" la voce di Encelade l'Urlo di Guerra suona tremante e debole "Come ha fatto Atena a teletrasportarsi dal Grande Tempio fin qui? Questo non può mai accadere! Il Monte Etna è protetto dallo scudo delle fiamme sotterranee!"
"Ha ragione." concorda Agrios.
"Chiunque sia, se non indossa un'Adamas, non potrebbe mai varcare lo spazio e raggiungere questo tempio sotterraneo." completa Thoas.
"Si, ma solo se fossero Cavalieri." Encelade si irrita per i ragionamenti limitati degli altri giganti "Questa ragazzina, Atena, è una divinità, come il nostro signore!"
In questo momento, i poderosi Giganti sono dominati dalla potenza di Atena, che agli occhi di chiunque sembrerrebbe un essere umano qualsiasi.
"Questo timore... siamo totalmente impauriti da questa mocciosa, nonostante si tratti di qualcosa di completamente differente da quello che sentiamo per il nostro dio!"
"Ho capito." dice Typhon. Il dio dei Giganti, sotto le sembianze di Mei, è completamente nudo. Sotto i capelli, ora di un nero profondo, la creatura lancia fuoco dal suo sguardo maligno. "Una fessura si è aperta nella barriera di fiamme sotterranee sotto la mia protezione. Ora ho capito. Eì stata la forza di Atena."
"Typhon..." Atena gli punta contro lo scettro di Nike. "Le vibrazioni del tuo Cosmo fanno tremare il suolo e, insieme ai venti viziosi, hanno attraversato i mari, viaggiando dalla Sicilia fino al Grande Tempio in Grecia."
"Capisco. E' stato così anche nell'antica Gigantomachia. Vieni a incontrare il tuo destino nei campi di morte."
"Allontanati da questo corpo..." ordina la dea "Allontanati da Mei."
"Capisco. Atena è presente in questa era nella sua forma completa. E cosa ne è di me? Questo non è che una marionetta. Sarei in svantaggio dentro questo fragile corpo umano. inoltre, è un corpo terribilmente brutto..."
Non esiste possibilità di dialogo. Typhon si limita a dire quello che gli viene in mente, senza ammettere qualunque trattativa. Ignorando l'ordine di Atena, il dio dei Giganti sale tranquillamente sugli scalini dell'altare.
"Sommo sacerdote."
"S-sì, mio Signore." Encelade si inginocchia.
"Dove si trova il mio splendente corpo carnale? Dov'è sono l'offerte?"
"Bene, è qui, davanti a voi." il gigante indica in direzione di Yuuri, ancora incatenata e svenuta.
"Capisco." ancora una volta, Typhon pone le sue mani in posizione di attacco.
"Fermo!" e ancora una volta Atena grida per impedire il sacrificio.
"Pretendi di attaccarmi con questo scettro d'oro?" chiede Typhon, senza guardarla.
Il dio dei Giganti sa che Atena non lo farà. La sua volontà non le permete di ferire uno dei suoi protetti. E questo corpo fragile appartiene a Mei.
"Ciò che hai davanti p il corpo di uno dei tuoi amati Cavalieri." il volto di Typhon si contorce in un sorriso funebre. Se non fosse per i capelli, che sono diventati da argentei a neri, sarebbe proprio il volto di Mei. "Se mi attacchi con lo scettro, il corpo di Mei morirà. Se sei indecisa, questa ragazzina posta in sacrificio morirà. Qualunque sia la decisione che prenderai... Com'è patetica la volontà di Atena!" le braccia di Mei, che ora sono di Typhon, si agitano in aria.
Allora: sangue.
"Offritemi sangue!"
"Ma cosa?!" Shun, Hyoga e persino Atena non credono a quello che vedono.
Le armature di Adamas sono in frantumi. Il corpo nudo di Mei, che ora è Typhon, è bagnato di sangue.
"Sento mancanza."



6)

Agrios e Thoas hanno delle convulsioni, in piedi, dopo che le loro armature di Adamas sono state frantumate. Mei, che ora è Typhon, ha perforato con i suoi pugni irrobustiti l'addome dei due Giganti, colpendo i loro visceri con vigore. I loro organi maciullati sono esposti e sono espulsi dalla loro sede a causa alla pressione interna dell'organismo, per spargersi infine al suolo. I due cadono e il sangue delle loro ferite viene risucchiato dal pavimento del tempio sotterraneo.
Un botto fa vibrare l'enorme caverna. La barriera di Flegra pulsa con un nuovo flusso colossale di Cosmi.
"Sento mancanza." pretesta ancora Typhon, dalle profondità dell'abisso infernale.
Encelade si curva alle parole del dio. Pur sprofondando nella pozza formata dai propri organi, con i volti sfigurati dal dolore, Agrios e Thoas pregano Typhon.
"Che il sacrificio sia fatto. La poca forza che possiedo ora non è sufficiente per sconfiggere Athena. Offritemi tutto quello che potete. Tiratemi fuori dalle profondità del vuoto. Offritevi a me." Typhon si inpone col terrore.
I Giganti, già condannati, danno un'ultima prova di lealtà, bruciando il loro Cosmo nel momento terminale delle loro vite, in offerta al dio. I Cosmi di Agrios la Forza Brutale e di Thoas il Lampo Veloce sono divorati da Mei, ora Typhon.
"Sommo sacerdote..." continua l'impetuoso dio. "Offrimi il tuo corpo carnale del mio fratello più anziano. Il Cosmo fiammante dei miei fratelli potrà dirompere dentro questo corpo fragile di essere umano."
"Come il signore desidera." Encelade non esita, completamente dominato dal "timore".
"Offriti a me!" Typhon lancia un raggio in direzione del sommo sacerdote dei Giganti. Encelade l'Urlo di Guerra si concede totalmente con l'anima annullata dalle parole del dio, diventando letteralmente un fantaccio con una maschera demoniaca: sguardo confuso, postura indecisa.
Un vento colmo di cattivi presagi provoca paura nei Cavalieri. Una folgore si diparte dal corpo fragile di Mei, formando un'aura fiammeggiante che si separa dalla figura umana. Typhon: origine semantica da "tifone": signore di tutti i venti malefici.
"Typhon." dice una voce.
La volontà divina dei Giganti si ferma a metà percorso, prima di essere trasferita nel corpo di Encelade.
"Chi pronuncia il mio nome?"
"Sono io."
"Mei!" grida Atena.
Finora un fantoccio di Typhon, Mei subisce un'evidente trasformazione. I suoi capelli recuperano il colore argenteo, il brillio torvo e fiammeggiante lascia il suo sguardo e le labbra trasmettono le parole della volontà di cui dovrebbero essere.
"Saori..."
"Mei?" Atena è come un'umana, tra la disperazione e la gioia di verificare che Mei è proprio lo stesso che è qui.
"Devi farlo. Spezza il mio corpo con questo scettro e trafiggi insieme a me il dio maledetto." supplica Mei, lottando per mantenere il controllo sulle sue parole.
"Ma..."
"Non pensarlo due volte! Questo è l'unico momento per farlo... Presto, prima che Typhon abbandoni del tutto questo corpo. Tu... sei la vera Atena, non è così?" è il Cosmo di Mei che supplica la guerriera protettrice della Terra, una voce spezzata dal dolore, un filo di vita che può perdersi in qualunque momento.
"Capisco. Quando ho cominciato il processo di trasferimento nel corpo di mio fratello, l'anima umana di questo corpo si è rivelata, superando i limiti della dominazione imposta dalla mia volontà."
"Io non sono una marionetta, Typhon! Io sono Mei, un Cavaliere di Atena...
"Tuttavia, fu grazie alla tua presenza frivola dinnanzi a me quando ancora ero sigillato, fragile umano, che un minimo frammento di me è potuto sorgere al giorno d'oggi.
"Chiudi la bocca!" Mei afferra le proprie spalle con le mani macchiate di sangue, tentando di impedire che la volontà di Typhon scappi completamente. Il dio, vibrando all'interno della folgore, parzialmente libero, si volta verso Atena.
"Mi vuoi attaccare con questo scettro d'oro?"
"Tutto quello che fai è diffondere terrore come una bufera impazzita." la voce di Atena torna a suonare altera come quella di una dea "Non sei superiore a una bestia demoniaca famelica. Cosa potresti volere una volta risorto al giorno d'oggi? Una volontà perversa come la tua sarebbe soddisfatta solamente distruggendo tutta la Terra e dopo, per finire, distruggendo se stessa!"
"Dove si trova la dimora dei Giganti, che mi venerano e mi proteggono?" chiede Typhon "Dove ci potremo stabilire in pace, noi Giganti? Voglio dire, abbiamo solo la prigione nel vuoto tra Gaia e Tartaro, da cui nemmeno la luce può scappare? Tu, meretrice ordinaria! Che ti consideri la protettrice della Terra!" la volontà di Typhon si confonde con quella dei Giganti sacrificati, creando un caos nel suo Cosmo.
Un'ombra sfreccia volando. Artigli tagliano la carne.
"Perbacco!" Pallas lo Spirito Stupido, che fin'ora era rimasto nascosto, lacera con impeto i fianchi di Mei. Il sangue si diffonde come una pozza di fango, scorrendo sul terreno. Il corpo del giovane si contorce con dolore.
Nello stesso istante, la volontà di Typhon brilla, radiante, trasferendosi nel corpo di Encelade. Il dio ottiene per sè  le energia dei Giganti, insieme a tutti i frammenti di Cosmo accumulati dallo scudo di Flegra, creando così un vortice di luce. La maschera demoniaca di Encelade cade dalla sua faccia, frantumandosi al suolo. La sua veste sacerdotale si riduce in polvere, dissolvendosi nell'aria. Al suo posto, lacerando la pelle dall'interno all'esterno, sorge una nuova armatura di Adamas, dotata di una lucentezza onice mai vista prima.
Il dio sta ora in un corpo poderoso. Il signore dei Giganti, divoratore di sacrifici umani e maestro dei venti dai cattivi presagi, finalmente si rivela. La nuova immagine di Typhon è completamente asimmetrica. Il lato destro arde di fiamme infinite. Sul lato sinistro, un vento soffia senza traiettoria. I colori degli occhi, dei capelli, della pella, della sagoma stessa dell'Adamas, tutto è diametralmente opposto a partire da una linea verticale immaginaria passante dal centro del corpo.
Il nuovo Typhon è certamente bello. La sua figura fisica e la sua voce sono belle, così come le fiamme che ardono dall'iride dell'occhio destro. Fulmini bianco-azzurri sono emessi da ogni poro della sua pelle del lato sinistro.
"Atena. Tu giustifichi sempre le tue battaglie con l'auto-affermazione che sono per la 'giustizia', nascondendo i tuoi massacri con la giustificazione delle 'guerre sante'." il dio dei Giganti sa che Atena e i suoi Cavalieri hanno sempre un conflitto morale davanti alla contraddizione di combattere con violenza al fine di proteggere l'amore e la pace sulla Terra.
"Taci." Atena si sente importunata, ma mantiene una postura salda. "E per caso i Giganti hanno qualche principio di 'giustizia' all'altezza della mia volontà?"
"Sei in errore. Non è questo il punto su cui ci dobbiamo confrontare. Il peggior crimine che esiste è relegare i fatti alla dimenticanza. Atena, non sarà che ti sei dimenticata persino il motivo per cui abbiamo combattuto? La battaglia tra i Giganti e gli Umani. Nel caso in cui te ne fossi dimenticata, voglio rinfrescarti la memoria. Questa non è una Guerra Santa: è una Gigantomachia, una lotta contro giganti." le parole di Typhon raggiungono Atena come un raggio, risvegliando la sua memoria. "Questa è una battaglia primitiva, la più primordiale delle dispute. E' la Lotta per la Sopravvivenza. Nessuno può impedirla." proclama il Dio dei Giganti. "E tu, Mei, fragile marionetta, sei già mio."
Typhon apre largamente le due braccia. Mei non riesce a muoversi, gravemente ferito dagli artigli di Pallas.
"Ti divorerò proprio qui." echeggia inquietante la voce di Typhon. Ma, nel momento in cui si levano i suoi pugni di fuoco e vento infausto, Atena lancia il suo scettro d'oro. Sopra la testa di Mei, si scontrano i cosmi delle due divinità. Gli attacchi sono annullati, riducendosi a vicenda a un livello minimo.
Dallo spazio vuoto emerge uno scrigno adornato con le stelle del firmamento. Non è d'oro, nè d'argento e nemmeno di bronzo; è semplicemente nero come la notte.
Typhon cerca di ricordarsi una memoria antica.
"Quale tra le 88 costellazioni è simboleggiata da questi rilievi?" si chiede riflettendo.
"Te lo dico io, Typhon." Mei recupera miracolosamente la voce. "Non sono una marionetta. Sono un Cavaliere di Atena!"
Con questo, lo scrigno si apre a mezz'aria, rivelando una brillante armatura, che risucchia dentro di sè tutta la luce dalle vicinanze. L'effige della costellazione di Mei comincia a prendere forma: una donna, di lato. I suoi lunghi capelli ondeggiano con un breve scintillio che ricorda l'immagine di un dipinto brillante. La figura tutta nera si scompone, ricomponendosi quindi sul corpo nudo di Mei.
Typhon riesce finalmente a trarre il ricordo del nome della costellazione, che era rimasta sigillata insieme alla sua volontà sin dai tempi immemori:
"Sei tu, Cavaliere della Chioma di Berenice."
Mei scaglia un attacco diretto al mento scoperto di Typhon, lanciando indietro con forza il dio dei Giganti. Typhon sputa sangue. La sua possente mandibola è incrinata in mezzo.
"Io... Cavaliere d'Atena...?" realizza Mei, usando quel poco che gli resta del suo Cosmo. E' un breve momento di felicità, prima di cadere in avanti, esaurito, perdendo i sensi.
"Infatti, ammetto che non ho recuperato pienamente le mie forze." mormora Typhon, toccandosi il mento con un'aria preoccupata. Quindi lancia la sua mano verso il suolo, colpendo con vigore il pavimento, che si spezza in due. La lava zampilla esplodendo, formando una colonna di fuoco.
Un suono impressionante riverbera per tutta l'enorme grotta. Stallattiti si staccano dalle pareti, cadendo come una pioggia di meteoriti. La colonna di fuoco di Typhon raggiunge il tetto della caverna e attraversa gli strati di pietra, arrivando fino alla superficie.
"Non avrà senso registrare questa battaglia nella storia." Typhon, avvolto dalla colonna di fuoco, si allontana lentamente e con aria regale.
Il magma incandescente comincia a versari dalle fenditure aperte nel terreno.
"Tu hai l'obbligo di lottare e uccidermi. E io ho l'obbligo di lottare e ucciderti."
Il Monte Etna, la roccia prominente del sigillo che imprigionava i Giganti, scompare in mezzo alla lava distruttrice.