Capitolo 3 - CRONOS

1)

Nel lago sotterraneo sotto il vulcano Arima, Seiya di Pegaso e Chimaera, la Fiera Multiforme, si scontrano, fronte a fronte.
"Sei figlio di Typhon!"
"Ti divorerò!" proclama il "cavaliere errante" dei Giganti, equipaggiato con la spada di serpente velenoso, lo scudo di capra e l'Adamas di rubino-stella, del colore delle tenebre.
"Voi Giganti siete molto volgari, lo sapevi?" Seiya, a sua volta, è completamente disarmato. I Guerrieri di Athena lottano soltanto con il corpo, ma questo non significa che non sappiano usare armi. Hanno bisogno di conoscerle, dal momento che i loro nemici non seguono alcuna proibizione in tal senso. Così, nonostante la priorità sia il corpo, l'addestramento dei Cavalieri include il combattimento contro avversari armati.
Le articolazioni della pesante armatura di Adamas del Gigante cigolano con i suoi gesti. Per Seiya, dotato dell'agilità di un cavallo che attraversa i cieli, i movimenti del mostro sono impacciati come quelli di un fantoccio manovrato male.
"La tua armatura sembra pesante." provoca il ragazzo. "Credi che uno lento come te sia capace di attaccare Pegasus?"
In quell'istante, Chimaera lancia un attacco tagliente in direzione di Seiya, un colpo pesante e rude, però sorprendentemente rapido, come una raffica di vento. Il Cavaliere sente brividi alla spina dorsale nello schivare per un pelo la traiettoria della lama, indietreggiando fino ad una roccia conficcata in mezzo al lago sotterraneo. Agitando l'enorme spada con movimenti circolari, solamente con la mano destra, il Gigante si avvicina a Seiya, passo dopo passo, con un andatura impacciata ma precisa.
"Cosa sarà quella spada?" si chiede Seiya.
La spada di serpente in mano alla Fiera Multiforme ha il bordo dentato come quello di una sega.
"Ricevi l'ardente lama assassina!" annuncia Chimaera, mentre il serpente velenoso traccia un arco fiammeggiante, emanando un calore infernale. "Anthrax!"
Raggiunto dal colpo incendiario, Seiya è scagliato nuovamente nel lago sotterraneo, dove una scia di vapore acqueo segna la traiettoria della spada di Chimaera. Il Cavaliere si rialza, dopo aver inghiottito una sorsata d'acqua. Nonostante la sua ampiezza, il lago è poco profondo: persino nelle aree più profonde, l'acqua arriva malamente alla cintura di Seiya.
"Non ci credo... l'armatura!" grida perplesso il Cavaliere.
La parte più resistente della Sacra Vestigia, il pettorale, presenta segni profondi della lama dentata, che discendono a partire dalla spalla sinistra. Se Seiya fosse stato un passo avanti, il suo cuore sarebbe stato raggiunto dalle fiamme.
Chimaera cammina dentro il lago, lanciando un altro colpo della sua enorme lama contro Seiya, facendo cigolare la sua Adamas e generando un'altra immensa colonna di acqua. Il Cavaliere non ha altra scelta che indietreggiare il più possibile di fronte all'impeto delle esplosioni.
"Il momento in cui inizia l'attacco è strano." pensa Seiya. "E' impossibile calcolarlo o prevederlo."
Infatti, sembra esserci strana varianza in ogni attacco di Chimaera: il movimento del suo braccio, il passo che compie per dare lo slancio, la velocità della spada e la sua traiettoria non sembrano appartenere al medesimo attacco, a volte sferrato in ritardo, a volte in anticipo. Tutto questo confonde Seiya.
"È come... se non fossero movimenti umani!" conclude il ragazzo, prima di contrattaccare:
"Pegasus Ryu Sei Ken!"
Ma il suo sforzo è inutile. Centinaia di meteore che superano la velocità del suono sono nuovamente respinte, senza alcuna eccezione, dallo scudo di capra.
"Dove stai mirando? Ti diverti a schizzare l'acqua in alto?" ironizza il Gigante, in mezzo ai getti di acqua provocati dall'impatto del colpo nel lago. Seiya approfitta della cortina di acqua che blocca la visuale di Chimaera e si posiziona dietro al mostro.
"Prendi questo: Pegasus Rolling Crash!" Seiya fa un salto rapido, appoggiandosi al corpo del Gigante, ma il contatto fa sì che gridi di dolore: le sue mani, le sue braccia e il suo petto sembrano aver toccato della brace. Le dita gli ardono dolorosamente: sono ustionate. Allo stesso tempo, l'acqua intorno a Chimaera inizia ad evaporare.
"Questa armatura ardente porta con sé la fiamma delle stelle." spiega il Gigante, con un sorriso maligno.
"Quindi è questo il potere del Gigante figlio del dio..." Seiya è pallido dalla sorpresa e dalla paura, una reazione naturale del suo istinto di guerriero. Il mostro era come una fonte di calore intenso, che a poco a poco stava riscaldando tutto il lago, nonostante il gigantesco volume d'acqua. Il Cosmo della fiera combina dentro di sè molte altre specie sembra illimitato.
"Ti divorerò!" con questo, la spada di Chimaera brilla di fiamme luminose. "Anthrax!"
L'attacco colpisce il Cavaliere solo di striscio, fendendo l'acqua del lago sotterraneo, che evapora completamente. Tutto l'ambiente è coperto da un calore umido, come quello di una sauna.
"Non sai riconoscere il momento adatto per morire." dice Chimaera.
"La punta della lama mi ha solo sfiorato.. ma sembra che mi abbia infiammato tutti i nervi..." Seiya si sta contorcendo dal dolore. È stato raggiunto alle gambe dalla spada. La sua forma a sega è anche più terribile del taglio di una lama affilata: la carne lacerata non può essere suturata e l'emorragia non riesce a fermarsi.
Coperto dal vapore biancastro dell'acqua, Chimaera guarda Seiya con disprezzo. Ha occhi di leone, lo scudo nella mano sinistra ha l'immagine di una capra demoniaca e la spada nella mano destra sembra un serpente velenoso.
"Finiamola qua, Pegasus... Senza le gambe di cui tanto eri orgoglioso, non potrai schivare il prossimo attacco. E pare che vi siano altri Cavalieri in questo Tempio, non posso perdere più tempo con te." dichiara il Gigante. "Accetta di essere divorato in silenzio. Mangerò il tuo Cosmo."
"Noi, i Cavalieri di Athena, sconfiggeremo Typhon e proteggeremo la pace sulla Terra!" insiste Seiya, tra gemiti di dolore. "Io ho sempre superato i miei nemici con queste ali di Pegaso!"
Seiya si solleva usando tutta la sua forza, bruciando al massimo il suo Cosmo. Il suo stile di combattimento è uno dei più ortodossi tra i Sacri Guerrieri. E' composto principalmente da pugni, calci ed eventuali tecniche di protezione. È importante ricordare che le tecniche di lotta dei Cavalieri non hanno relazione diretta con la forza fisica. Esse si definiscono in base al Cosmo: è per questo che la costituzione fisica di Seiya, piccola per un guerriero, non rappresenta alcuno svantaggio di fronte ai possenti e alteri Giganti.
Inoltre, l'armatura della costellazione di Pegaso è una protezione fenomenale, che accompagna fino all'estremo i movimenti agilissimi di Seiya. Anziché avvolgere il Cavaliere come una roccia, essa non impone la benché minima restrizione ai suoi movimenti.
"Brucia, mio Cosmo! Brucia finche avrò l'anima!" esclama Seiya.
"Al prossimo attacco, allora, divorerò la tua anima!" risponde il Gigante.
"Adesso è il momento di volare, Pegaso!"
"Anthrax!" La reazione di Chimaera è più rapida che mai, il serpente fiammeggiante mostra le sue zanne disallineate. Seiya sfugge al colpo con un salto.
"Io non perderò!" grida il ragazzo.
Il cavallo celeste nitrisce, circondandosi di un'aura azzurra. E' il suono del Cosmo di Seiya che è stato elevato al massimo.
"Pegasus Sui Sei Ken!" L'attacco della Cometa, un insieme di centinaia di meteore, fa tremare il lago sotterraneo. Il rubino-stella perde la sua brillantezza oscura, diventando una pietra opaca, priva del fulgore delle stelle. Vanno in frantumi lo scudo di capra, la maschera del leone, la nobile Adamas. Chimaera, la Fiera Multiforme, cade con un tonfo nel lago sotterraneo.
Avendo esaurito tutte le sue forze nell'attacco, Seiya si lascia adagiare sull'acqua. Quando si rialza, lancia un'occhiata al Gigante, ancora vestito della sua Adamas, che adesso sembra un'armatura morta.
"Cos'è questo?" il Cavaliere non sa cosa dire. L'interno dell'armatura sul fondo del lago trasparente è vuoto e non emette più alcun calore. Il Cosmo che sembrava infinto era scomparso insieme alle fiammate.
Dominato da un'insicurezza indescrivibile, Seiya barcolla all'indietro e si siede sulle rocce ai margini del lago, esaurendo definitivamente le sue energie.
"Allora il Gigante figlio del dio è solo questo?" si chiede il Cavaliere. Seiya tenta poi di arrampicarsi sui macigni, ma l'attacco della Cometa ha consumato il suo Cosmo. Le gambe lacerate non gli obbediscono e finisce per rotolare verso il basso.


2)

Adesso c'è un'improbabile strato di neve nelle profondità del vulcano Arima e le sue pareti sono completamente coperte di ghiaccio.
"Questa energia fredda...! Cigno, usi le tecniche del ghiaccio." Orthros, il Malefico Cane Bicefalo, sembra sorridere sotto la sua maschera. "Se quell'armatura ha ricevuto la protezione del sangue di Athena, questo spiega perché essa non risenta della barriera di Flegra."
"Non sono solito parlare molto." dice Hyoga.
"Moccioso noioso! Ti farò piangere così tanto quando avrai il corpo distrutto!"
Orthros prende lo slancio. I suoi piedi affondano nel duro suolo, lasciando orme visibili. Il Gigante lancia un attacco radente, pesante e rapido come una palla di cannone, mandando in frantumi una colonna di pietra di cinque metri di diametro. Questa è la forza dei Giganti, che equivale e può persino superare quella dei Sacri Guerrieri che dominano le tecniche di lotta di Athena.
"Il suo potere distruttivo è intenso..." spostando il suo corpo con un movimento fluido dei piedi, Hyoga si colloca nel punto cieco della visuale di Orthros. "Ma, con le sue mosse goffe, non sarà un problema per il Cigno."
Il limitato spazio gelato è il campo di battaglia di Hyoga. Quando il suo cosmo si eleva molto più del normale, l'attacco del Cavaliere distrugge e, in alcuni casi, paralizza il movimento degli atomi. Questa è la tecnica di lotta del gelo.
"Diamond Dust!" Le sue braccia disegnano un cristallo, congelando l'Adamas del Gigante e coprendo con una bianca gelata il luccichio dello zaffiro-stella.
Hyoga osserva Orthros con disprezzo, che adesso è un blocco di ghiaccio accanto ai resti
della colonna di roccia, prima di espandere la sua percezione in un campo molto più ampio, alla ricerca degli altri Cavalieri. Ma è molto difficile captare il Cosmo dei compagni, forse perché si trovano nella Terra Santa dei Giganti, impregnata dell'ostilità di Typhon.
"Non riesco a percepire bene il Cosmo di Seiya e Shiryu." dice Hyoga tra sé. "Non so esattamente dove, ma sento che entrambi si trovano qua vicino... Sono preoccupato per Mei e Shun."
"Sei così tranquillo al punto di preoccuparti per gli altri?" dice la voce di Orthros. Il ghiaccio si rompe con un rumore acuto di cristalli scheggiati. "Con questo livello di freddo, non riuscirai a congelare nemmeno il primo strato della mia pelle protetta dalla nobile Adamas!" grugnisce il Malefico Cane Bicefalo.
"Scommetto che quell'armatura nasconde un denso strato di grasso!" risponde Hyoga, in tono di scherno.
"Ti farò pentire di questa offesa, Cigno!"
In quell'esatto momento, dense tenebre circondano i due avversari. La caverna sotterranea perde la sua fioca luminosità.
"La barriera di Flegra è inutile, una volta che sei sotto la protezione del sangue di Athena." spiega Orthros, completamente invisibile nell'oscurità. Non ci sono tracce della sua brillante armatura, le cui gemme cambiano tonalità in base alla frequenza di luce che incide su di esse. In altre parole, è nero pece.
Hyoga resta in allerta, ma anche così non riesce a impedire che le sue costole siano raggiunte da un oggetto volante che gli causa un dolore terribile. Lanciato in aria e rotolando al suolo, il Cavaliere si àncora istintivamente dietro una roccia. E allora viene nuovamente raggiunto, prima che riesca a riprendersi. È possibile udire il suono della Sacra Vestigia che viene limata dall'attrito.
"Saphiros Enedora!" la voce della fiera maligna echeggia varie volte, occultando la localizzazione del Gigante.
Hyoga è turbato. Come riesce Orthros a localizzarlo con precisione in quell'oscurità?
"Siamo nel Tempio dei Giganti!" è lo stesso mostro a spiegarlo. "Qua io posso sentire dove ti trovi esattamente, Cigno, mentre tu non percepisci assolutamente nulla! Trema di fronte alle zanne delle tenebre!"
Senza la minima traccia di un Cosmo, dentate invisibili penetrano profondamente nella carne di Hyoga. Orthros esplode in una risata provocatoria.
"È come essere morso da un animale selvaggio." pensa il ragazzo. "Quindi il mostro bicefalo della mitologia esiste nel mondo reale?" Incapace di determinare la posizione del nemico, Hyoga si sente perduto in un turbine di confusione. "Calmati!" pensa. "Il maestro mi ha insegnato a rimanere calmo in queste situazioni, durante il combattimento. È necessario mantenersi freddi
come le pianure ghiacciate della Siberia."
"Trema nell'oscurità, Cigno! Questo è il timore!" la voce di Orthros è piena di sarcasmo. Egli attacca nuovamente: "Saphiros Enedora!"
Le due morse collidono contro qualcosa nelle tenebre. In poco tempo quello strano bagliore ritorna nella caverna. Hyoga scorge adesso le due fiere cadute vicino a lui. Hanno la brillantezza oscura dello zaffiro-stella: erano le parti dell'Adamas, sotto forma di cani maligni, che erano appoggiate sopra le spalle del Gigante. Prima, il Cavaliere pensava che il suo avversario si fosse imposto con la forza, attaccando tramite il contatto fisico, ma in questo momento risulta chiaro che egli manipola questi "cani" attraverso la psicocinesi. Così poteva attaccare da lontano, un'abilità perfetta per l'oscurità.
"Orthros... vedo che possiedi la capacità di muovere gli oggetti con il pensiero." dice Hyoga.
Le parti di cani maligni sono intrappolate al suolo da cerchi di ghiaccio. Neppure la stessa telecinesi di Orthros riesce a muovere le due teste congelate.
"E' il Koliso, l'Anello di Ghiaccio." spiega Hyoga. "Ho messo il collare ai tuoi cani da guardia!"
"Ma come hai scoperto la loro posizione nell'oscurità?"
Hyoga agita le braccia, che scintillano in una cortina di gelo, avvolte in finissime membrane di energia gelata.
"Pensavi di sconfiggere un Cavaliere limitando la sua vista?" Hyoga ha avuto bisogno solo di udire il sottile suono delle cortine di gelo che collidevano per localizzare e catturare i due cani maligni. Addestrato in Siberia Orientale, il cui inverno è praticamente un mondo senza
sole, il Cavaliere del Cigno fu istruito dal suo maestro Camus a lottare nelle tenebre.
Hyoga avanza, collocandosi a un passo da Orthros.
"Ricevi il più potente attacco del Cigno!" In una frazione di secondo, il pugno destro di Hyoga genera un'onda circolare di freddo. "Kholodnyi Smerch!"
L'attacco strappa via l'elmo di Adamas e un uragano gelato solleva in alto il corpo pesantissimo di Orthros, scaraventandolo con forza contro il soffitto della caverna, formando al tempo stesso una colonna di ghiaccio alta più di dieci metri.
"Rimarrai qua per sempre." dice Hyoga, prima di dare le spalle al Gigante congelato.
Ma un boato fa sì che il Cavaliere del Cigno si volti di nuovo, rapidamente. Il corpo di Orthros, il Malefico Cane Bicefalo, ha rotto la colonna di ghiaccio, cadendo al suolo.
"Non ha un viso?"
Davanti agli occhi increduli di Hyoga, sotto l'elmo strappato via dall'Aurora Thunder Attack, non c'era alcuna testa. Era un Gigante acefalo.
"No... questo è un Gigante!"
Gridando come una fiera, Orthros colloca le sue braccia nel suolo, posizionando i suoi quattro arti a contatto con la terra. Nello spazio vuoto lasciato dalle spalliere, spuntano due teste di cane, come se l'armatura fosse il guscio di una tartaruga.
Neanche lo stesso Hyoga riesce a nascondere lo spavento di fronte a tale orribile visione.
"Ma questo è..."
Il mostro della mitologia, esattamente come era descritto.
Davanti a lui si trova un cane a due teste, che esala malvagità, coperto da un'armatura di Adamas. Il suo portamento è quello di un orso gigantesco. Passando da bipede a quadrupede, Orthros raggiunge Hyoga con una velocità incomparabilmente maggiore a quella dell'attacco precedente. Le due teste maligne mordono le braccia di Hyoga, con l'armatura e tutto il resto. Non mollano la presa, agiscono proprio come cani da combattimento addestrati. Orthros adesso è una fiera sprovvista di ragione.
"Tu non sei... non sei mai stato... un Gigante figlio del dio!" nonostante il dolore, Hyoga riesce a liberare le braccia dalle prese dei cani maligni.
Come una fiera impazzita, Orthros lecca piacevolmente il sangue di Hyoga intorno alle zanne.
"Tu sei un mostro deforme creato da una spaventosa turba di Typhon!" dice il Cavaliere ferito, unendo le mani davanti alla fronte e sollevando, con la forza che gli resta, le braccia lacerate.
Il 'Ki' gelato riempie l'aria.
Reagendo alla mossa, Orthros avanza nuovamente verso Hyoga.
All'abbassare le braccia che aveva collocato sopra la sua testa, Hyoga lancia il Cosmo accumulato dentro di sé, impossibile da essere detenuto ed altamente esplosivo, nella più potente tecnica di combattimento di gelo, la tecnica che il Cavaliere ereditò dal suo maestro Camus.
"Aurora Execution!"
Nello stesso istante, tutto si congela. Il freddo infinitamente prossimo allo zero assoluto spegne il luccichio dello zaffiro-stella del colore delle tenebre. L'Adamas perde la sua energia mistica e adesso non sembra più un'armatura esageratamente pesante. Persino la voce del mostro demoniaco, una mescolanza di pianto e versi, si congela istantaneamente.
Orthros, il Malefico Cane Bicefalo, è ridotto a lastre di ghiaccio e si sgretola in pezzi.
Ma il prezzo della vittoria è alto. Dopo aver convertito tutta la sua energia vitale in freddo e aver trasformato la caverna in una grotta di ghiaccio, il guerriero silenzioso cade svenuto.


3)

"Rozan Shoryu Ha!"
Canalizzando tutte le forze del suo corpo, l'attacco del Cavaliere del Dragone raggiunge in pieno Ladon, il Drago a Cento Teste, e lo spinge contro una colonna di pietra della caverna.
"Scappa, Mei!" dice nuovamente Shiryu al fratello.
"Non morire, Shiryu."
"Verrò dopo di te. Lo prometto."
Annuendo con la testa, Mei esce da un grande spiazzo con rocce appuntite, la cavità boccale di una fiera colossale, in direzione di un corridoio che lo conduce sempre più in profondità, nelle viscere della Terra.
Shiryu concentra il proprio Cosmo, fino a non udire più i passi di Mei, portandolo in seguito in direzione del nemico. Vari pezzi della colonna di roccia, così grande che sarebbero necessarie due braccia per circondarla, sono distrutti, ridotti a polvere e si riuniscono come particelle nell'aria.
"Cosa...?!" Davanti al suono inconsueto delle pietre che vengono triturate, il Cavaliere cieco assume la posizione di difesa.
"Tu sei il Cavaliere del Dragone..."
"Perché parli come se mi conoscessi?"
"Perché lo conosco fin da quando le stelle nacquero in questo Universo." risponde il mostro, rivelando il suo corpo spaventoso. La sua Adamas con nebulose di stelle multicolori emette la lucentezza dell'opale dal colore delle tenebre. "Il mio nome è Ladon, il Drago a Cento Teste."
"Cosa...?" Shiryu retrocede, esitando. "Non ho mai affrontato un nemico con un Cosmo così potente, così assoggettante! E non è solo questo..."
"Anch'io sento il tuo cosmo, Shiryu."
"Il tuo Cosmo è uguale al mio..." balbetta Shiryu, turbato di fronte alle sensazioni provocate dalla presenza di Ladon. Il Cosmo del mostro ha la stessa tonalità, la stessa risonanza del suo.
"Io lo conosco. Conosco la stella del tuo destino." afferma Ladon.
"La mia stella...?"
"La Stella Celeste del Dragone."
All'udire queste parole, Shiryu si ricorda di un'antica leggenda. Ladon è il nome di un mostro della mitologia greca, il drago che non dorme mai, guardiano dei pomi d'oro del Giardino delle Esperidi, situato al limitare tra il giorno e la notte.
"Secondo la leggenda..." dice Shiryu tra sé. "Ladon fu elevato al cielo..."
"E si è trasformato nella Costellazione del Dragone. La tua costellazione, Cavaliere."
"Ma com'è possibile?" reagisce perplesso il ragazzo. "Quindi siamo entrambi protetti dalla stessa costellazione?"
"Gli umani scrutano le stelle degli umani." Spiega il mostro. "I Giganti scrutano le stelle dei Giganti. Io e te abbiamo gli stessi destini stellari, ma sotto la protezione di divinità differenti. Siamo pertanto nemici naturali... inevitabilmente obbligati dal destino ad affrontarci. Per questo ho lasciato che Mei se ne andasse. Quel fragile umano che è stato una marionetta di mio padre è già stato sconfitto da me. E' seriamente ferito, è un inutile essere agonizzante. Non riuscirà mai ad arrivare nel punto più profondo di questo Tempio sotterraneo, la transizione tra Gea e il Tartaro."
"Stai dicendo allora che hai lasciato fuggire Mei?"
Nonostante fosse stato colpito alla fronte dal Rozan Shoryu Ha, il Cosmo di Ladon si eleva ancora di più.
"Dimmi, Cavaliere del Dragone. Da quello che sto osservando, tu non puoi vedere. Athena è vile a tal punto da concedere una sacra vestigia a guerrieri in queste condizioni?"
"Se vuoi sottovalutarmi perché non posso vedere, va bene. Ma non ammetto che tu offenda Athena! Se la mia alternativa fosse tremare di fronte alla cecità e abbandonare il mio orgoglio di guerriero, preferisco mille volte una morte dignitosa!"
"Taci, umano! Intelligenza al servizio di inganni striscianti, razza forgiata nella menzogna e nella falsità. La guerra tra Giganti e umani non ha bisogno di ragioni." proclama Ladon. "La battaglia tra gli dei, dotati di Volontà Maggiore, è una guerra assoluta, alla ricerca dell'unica Verità che esiste nell'Universo. E, Shiryu, basta un guerriero per compiere il destino della nostra costellazione."
"Io e te siamo nati sotto la stessa stella..."
"Tu, Shiryu, Cavaliere del Dragone."
"E tu, Ladon, il Gigante con il nome del Drago."
"Morirai. Non abbiamo bisogno di motivi. La tua esistenza è sgradevole."
Ma Shiryu non si lascia sconfiggere tanto facilmente. Grazie alla sacra vestigia, protetta dal sangue di Athena, il Cavaliere è capace di vincere il timore del dio dei Giganti, convertendo la sua lealtà alla dea in forza.
"Chi deve morire sono gli dei malvagi come Typhon, che ha coperto il mondo con le ceneri. Io, Shiryu, infiammerò la mia anima per lottare per Athena e per la pace sulla Terra!"
"Morirai." insiste Ladon, affondando i piedi nella terra. "E ti divorerò!"
Il braccio destro dell'Adamas, che rappresenta la testa del drago maligno, rilascia un fascio di luce che attraversa la caverna. Si ode il suono di qualcosa che echeggia, seguito dal rumore del crollo della parete dietro Shiryu. L'onda d'urto, identica a quella che aveva attraversato Nicole, è stata deviata dal Cavaliere del Dragone.
"Questo scudo..." Ladon osserva lo scudo che respinge il male.
"Si narra che la grande cascata dei Cinque Picchi di Rozan sia formata dalla polvere delle stelle della Via Lattea che cadde dal cielo." descrive Shiryu. "La Sacra Armatura del Dragone rimase a riposo nel letto di questa cascata, bagnata dal peso schiacciante delle acque delle galassie, fin dai tempi immemori. Per questo lo scudo della Costellazione è il più resistente degli scudi."
"Non dirmi... Uno scudo di Dragone."
Senza più tergiversare, Shiryu attacca, facendo del proprio corpo la sua arma.
"Rozan Ryuhishou!"
Ma il gigantesco Cosmo di Ladon respinge il Cavaliere, scagliandolo al suolo.
"Ho ricevuto questo potere, questo corpo, da mio padre. Un mero essere umano come te non potrà mai!" Ladon guarda Shiryu con disprezzo.
"Un semplice movimento di difesa..." Dice Shiryu. "Per il dolore sembra che tutte le ossa del mio corpo siano frantumate... Che cosmo stupefacente ha questo Gigante!"
"Nel frattempo, sembra proprio che non avrò bisogno di alcuno sforzo per rompere la difesa di questo scudo del Dragone."
Shiryu salta all'indietro, riuscendo a stabilirsi in una buona posizione di lotta.
"Hai paura di me? Di sicuro la tua anima sarà divorata non appena ti presenterai davanti al mio signore. Sarà meglio per te morire proprio qui."
Shiryu sente il Cosmo di Ladon espandersi continuamente, in tutte le direzioni.
"Che tu sia circondato dalla distruzione!" grida il mostro. "Polyolkya!"
Una dichiarazione di distruzione, che si auto-alimenta, provvista persino dell'intenzione di uccidere. Una visione poderosa invade il mondo senza luce di Shiryu. Nulla importa o può aiutare: lo scudo, la Sacra Armatura, nessuna difesa conosciuta. Immagini delle tenebre.
"Un incubo... è questo il mio futuro...?" pensa il Cavaliere.
Un dragone tenebroso, sotto forma di un pesce abissale, divora lo spirito di Shiryu, che emette un grido terrorizzato.
"È stato abbastanza malvagio applicare un'illusione nella mente di un cieco?" domanda Ladon a Shiryu, che è rimasto paralizzato. "Humph. È impazzito nel vedere un futuro nel quale sarà divorato. Com'è fragile la coscienza umana. Non starà più udendo la mia voce. Molto bene! Adesso è il turno di dare una fine al suo corpo e alla sua armatura."
Ladon lancia un'onda d'urto uguale a quella che aveva attraversato il cuore di Nicole, ma Shiryu riesce a bloccare l'attacco con il suo scudo.
"Shiryu, hai ancora la forza per muovere le braccia dopo che il tuo spirito è stato distrutto dal drago maligno del Polyolkya?"
"Ladon... Hai detto che gli umani sono fragili. È vero. Il corpo è debole e lo spirito ancora di più. Ma le persone possono diventare più forti attraverso gli altri. Possono lottare per gli amici, per coloro in cui credono."
"He he he..." il mostro ride per le parole del Cavaliere.
"Questo sentimento umano è molto più forte di voi, Giganti, che vi limitate solo ad obbedire al timore di Typhon!"
Con questo, Shiryu si libera dell'armatura della sua costellazione, spogliandosi della propria sacra vestigia.
"Senza dubbio sei impazzito sotto l'effetto delle illusioni del Polyolkya." conclude Ladon.
"Adesso che so che il tuo attacco raggiunge lo spirito, l'armatura non è più necessaria." dichiara il Cavaliere.
Un dragone appare sulla schiena di Shiryu nel momento in cui si libera dell'armatura.
"Un tatuaggio...?"
Non è un tatuaggio. Il Drago Nascente appare sulla schiena di Shiryu quando il Cosmo della sua anima raggiunge il suo punto culminante.
"Il Dragone sconfigge sempre il suo nemico!" afferma il ragazzo. "Per questo la mia anima dovrà bruciare fino all'estremo!"
La sua energia vitale diventa fiammeggiante. Solo i veri dragoni sono avvolti da essa.
"Prima di ciò... questa volta, divorerò la tua anima! La estinguerò!"
"Quello a essere estinto sarai tu, Ladon, e il tuo drago maligno!"
Il Drago Nascente adotta come dimora il pugno destro di Shiryu, il cui Cosmo raggiunge
il limite massimo.
"Distruggiti... Polyolkya!"
"Rozan Shoryu Ha!"
Shiryu non può vedere, ma percepisce che il Cosmo del Gigante, il Drago a Cento Teste, che si mostrava tato poderoso, scompare in quel momento.
"Io... ho sconfitto... Ladon..." Il Cavaliere cieco si inginocchia, esausto. È stato quasi un miracolo che sia riuscito a lanciare l'ultimo Rozan Shoryu Ha. "È stata Athena che mi ha dato la forza... i miei amici, i miei fratelli..."
Con questo, il corpo di Shiryu cade in avanti. Prima di perdere conoscenza, ricerca il Cosmo dei suoi compagni, sentendo, anche se debolmente, il Cosmo di Seiya e Hyoga. Più in basso, nelle profondità, riesce a sentire il Cosmo di Shun.
"Dove sei, Mei...?" Le parole di Shiryu suonano come quelle di una persona in delirio. Per quanto tenti, non riesce a percepire il Cosmo di Mei. "Perché non riesco a sentire dove si trova il Cosmo di mio fratello... sangue del mio sangue? Mei..."
Shiryu usa le sue ultime forze per allungare il braccio. Nel tentativo di cercare suo fratello, perde i sensi e rimane lì, sdraiato a pancia in giù.

"Seiya!"
La voce di Mei fà in modo che Seiya di Pegaso recuperi un po' di conoscenza. La sua vista è annebbiata, non riesce a mettere a fuoco niente. Forse il suo cervello lo stava anestetizzando. Sente male alle gambe, lacerate dalla spada di Chimaera, la Fiera Multiforme.
"Le tue gambe... Hai lottato con un Gigante figlio del dio, non è così?"
"Ah! È stata una passeggiata!"
"He he! Se riesci a straparlare così, allora è meglio che te ne resti tranquillo!" dice Mei.
"Se tu non avessi fatto la bravata di invadere da solo il nascondiglio di Typhon..."
"Va bene, è stata colpa mia."
"Senza di te e la tua Armatura, Typhon..."
"Allora il Capo Chierico te lo aveva già raccontato..." Mei fa una pausa prima di continuare. "Nicole è morto."
"Cosa?"
"Il mio dovere di Cavaliere è compiere la missione non completata da lui. Mi piacerebbe prendermi cura di te, ma devo andare dove si trova Typhon."
"Va' allora! Non badare a me!"
Mei appoggia Seiya con cura al suolo, si rialza e corre senza guadarsi indietro.
Ancora intorpidito, praticamente incosciente, Seiya tenta di captare il Cosmo di Mei, senza successo. Riesce solo a sentire, lievemente, il Cosmo di Shiryu, Hyoga e Shun.
"Perché Mei? Sei appena passato di qua e non c'è segnale del tuo Cosmo."
Seiya cerca di chiamarlo, ma non ha neppure le forze per pronunciare il nome del fratello.
"Hyoga!"
All'udire la voce di Mei, Hyoga del Cigno solleva il suo viso il massimo che può.
"Un Cavaliere del tuo livello... in questo stato così orribile..."
"Non guardare! Sono ferite causate dalla mia immaturità." Hyoga nasconde, pieno di vergogna, le braccia dilaniate da Orthros, il Malefico Cane Bicefalo.
"Mei, tu stai bene e questo basta! Senza di te e la tua Armatura, Typhon..."
"Hyoga... Cosa pensi di nostro padre?"
"Perché mi chiedi questo in un momento del genere?" il ragazzo non riesce a comprendere le vere intenzioni del suo fratello.
"Chi era, per te, l'uomo chiamato Mitsumasa Kido?" insiste Mei.
"L'uomo che io odiavo." risponde Hyoga. "Ma questo è cambiato... Mia madre diceva che era una persona meravigliosa, che si impegnava per la pace nel mondo. Io non l'avevo mai capito. Ora... non riesco a spiegarlo bene con le parole... ma, man mano che lottavo con Athena, con i miei amici, con voi, miei fratelli... man mano che leggevo nel destino della mia stella... Mitsumasa Kido si è sacrificato per la missione che gli fu imposta dalle stelle. Sono sempre più sicuro, riguardo a questo."
"Grazie, Hyoga."
"Perché mi stai ringraziando?"
"Devo andare! Vado da Typhon! Vado a sigillarlo!" Accomiatandosi da Hyoga, Mei sparisce dalla sua vista, discendendo verso il punto più profondo della Dimora di Typhoeus.
Irritato con se stesso per il suo stato attuale, incapace di muovere almeno un dito come vorrebbe, Hyoga scruta i dintorni alla ricerca di qualcuno.
Più di una volta, il Cavaliere sente, anche se minimamente, il Cosmo degli altri suoi fratelli, ma non ha segnale di Mei, con il quale aveva appena finito di parlare.
"Perché?" il silenzioso guerriero del gelo si addormenta, portando con sé lo strano dubbio che gli era sorto.

Sta vibrando l'altare malefico delle terre straniere che imprigiona la donna-serpente incinta.
Il "Bozzolo del Tempo" che circonda Echidna si può rompere in qualunque momento.
Un vento...
"Orthros." chiama Typhon. "Chimaera... Ladon." Typhon inghiotte qualcosa. Qualcosa che assomiglia alle spoglie del Cosmo di altri, ridotti a fiamme di aura, trasportati dal vento di tempi passati, risucchiati dalle narici del Dio dentro il suo organismo.
"Non ho più bisogno di vecchi Giganti come i miei amati fratelli." La lingua nera attraversa le labbra. "Tantomeno non ho più bisogno dei figli Giganti che ho fatto nascere come semplice diversivo. Basta che io stia qui! Sono la prova che i Giganti sono vissuti." conclude, sorridendo acidamente.
"Ecco un Cavaliere di Athena." Facendo ardere ancora di più le fiamme della metà destra del suo corpo e facendo scaricare sempre più fulmini dalla metà sinistra, l'ancora dormiente dio dei Giganti si volta all'indietro. "Ti ho visto, Mei! Ti divorerò!"


4)

Shun!
Il Cavaliere di Andromeda, che aveva sacrificato la sua unica arma di attacco per trasmettere ad Athena la localizzazione dei Giganti, è legato a una colonna del Tempio. Sembra non essere cosciente. Non c'è nemmeno modo per accertarsi che sia vivo.
Ammesso che lo fosse, certamente sarebbe senza forze a causa del campo di Flegra, dato che non ha ricevuto la protezione del sangue di Athena. È un cosmo praticamente estinto dalla tempesta di Typhon.
"Dunque sei arrivato, Mei, mia marionetta." Il dio asimmetrico vestito con l'Adamas di onice dal colore delle tenebre si rivolge al fragile umano con disprezzo.
Sono in una grande grotta, più ampia del tempio sigillato sotto il Monte Etna: "La Dimora di Typhoeus". Sopra l'altare di terre straniere, è inchiodata una donna.
"Quella lì è Echidna?" Mei inghiottisce secco di fronte alla visione bellissima e al tempo stesso orrenda del corpo della donna. Sembra uno scherzo di cattivo gusto di un dio vile. Sarebbe ella una vittima?
La donna ha capelli neri e morbidi, pelle setosa, seni rotondi come una dea della fertilità e la cintura spunta su un corpo femminile impeccabile. Però la sua metà inferiore è stata trasformata in serpente.
"La Prigione del Tempo Sospeso...!" Mei conosce il nome del sigillo, per questo può immaginare cosa che sta per accadere. Quel "Bozzolo del Tempo" non si deve rompere. La donna-serpente, forzata a sopportare il destino di Echidna, non deve svegliarsi. La donna è incinta: porta nel ventre qualcosa che non deve essere generato.
"Echidna..."
"La mia forma femminea. L'ultima donna Gigante. È incinta del mio vero corpo carnale. Echidna tra breve si risveglierà."
"Non lo permetterò!" Mei avanza in direzione del gigantesco corpo di Typhon, che si erge sopra il vuoto tra Gea e il Tartaro.
Un centinaio di serpenti lambiscono il suo corpo quando il vento passa accanto a lui. I capelli argentati si agitano all'indietro, ma Mei non ha timore.
"Hai la protezione del sangue di Athena?" Typhon, con la lingua nera fuori, produce un suono sgradevole di vento con le dita della mano sinistra.
"La barriera..."
"Il campo di fiamme sotterranee adesso non serve più."
Typhon inspira profondamente e assorbe dalle narici tutta l'energia che aveva impiegato nel campo di forza. La tenue luminosità si estingue e un'oscurità assoluta riempie tutti gli spazi della caverna. Ora l'unico punto luminoso è l'alone di fiamme e fulmini dello stesso Typhon. Soltanto il suo corpo divino illumina il tempio sotterraneo.
Da quell'angolazione Typhon sembra ancora più grande. Sarà un'illusione provocata dalla luce? La sua figura colossale personifica nitidamente il timore di contrariarlo in questa Terra Santa dei Giganti.
Mei cammina in direzione del Tempio.
"Ogni volta che mi approssimo a te usando la Sacra Armatura..."
"Ad ogni passo che compi, ad ogni occasione in cui mi contempli..."
"Mi ricordo."
"Mi ricordo."
"Il dio dei Giganti."
"Sacro Guerriero di Athena."
"Sono qui per sigillare il tuo destino."
"Sento il fetore del sangue putrido di Athena."
"Ed io odo la voce di Athena dei tempi antichi."
"Stai puzzando. Getta via questa Sacra Armatura macchiata!"
Un momento molto breve, formato da attacchi e difese ad alta velocità, rompendo il tempo stesso. Un istinto assassino, oscuro e silenzioso, percorre l'atmosfera in tutte le direzioni. I fili di orialcon rilasciati nelle tenebre sono inceneriti dall'emisfero destro di Typhon e distrutti da quello sinistro.
Il dio dei Giganti bilancia le mani affinchè le fiamme raggiungano la roccia e i fulmini tocchino il soffitto, le pareti e il pavimento del Tempio, incendiandoli. Colpisce il suolo per provocare bufere, e con esse onde di vuoto che corrono concentrate nell'aria. Non possiede tecniche o abilità, soltanto un potere divino capace di far tremare il cielo.
Agitando i grandi scudi delle sue due braccia, Mei riesce a schivare gli attacchi del dio gigante.
"Mei, mio burattino! Mi sto divertendo. Alla fine, non sei tanto forte."
Nonostante sia ancora incompleto, Typhon rimane un dio. Un fragile umano non potrà mai eguagliare la sua forza.
"Mei, mio burattino! Questo è divertente!"
"Cos'è che ti piace?"
"Adesso tu sei una costellazione senza stelle, e l'analogia del sangue amalgamato a quest'armatura macchiata... tu sei un burattino di Athena."
"Non sono un burattino!"
"Qual è la differenza tra Athena e me? Io guido attraverso il timore! Athena incatena tramite l'amore. I guerrieri degli dei, scelti dalle stelle, lottano e danno la vita per la Volontà Divina."
In quel momento, Typhon esala la sua energia vitale. Mei è scagliato contro una parete dal "Kiai" liberato in tutte le direzioni, trascinando con sé gli scudi e tutta l'armatura. I due occhi di Typhon brillano più intensamente nell'oscurità, fissando Mei. Lo sguardo maligno si fissa sulle gambe di Mei, creando un'onda assassina di distruzione.
Mei perde la parola. La sua gamba sinistra è fratturata. Anzi: è strappata dal corpo.
"Che mi dici? Avrai ancora la faccia tosta di dire che non sei un burattino?" ironizza Typhon su Mei.
Appoggiato alla parete, Mei rimane in piedi con la gamba che gli resta e guarda la coscia della gamba sinistra che non ha più.
"Cosa è successo al mio corpo?" si chiede il ragazzo. "Perché non sanguina quasi niente?" Di fatto, la debole emorragia non sembra proporzionale alla gravità della ferita.
"Nella battaglia che hai affrontato prima di venire qua, sei stato sconfitto, hai perso abbastanza sangue e ne sei uscito semimorto. O morto!" Il mostro si riferisce alla lotta contro Ladon, il Drago a Cento Teste.
"Sono stato un asino a precipitarmi. E ho perso." ricorda Mei. Senza dubbio, ha sanguinato molto in quel combattimento, ma nonostante questo, ha avuto le forze per essere testimone della morte di Nicole e, incoraggiato e salvato dal Cosmo dei suoi fratelli, Shiryu, Hyoga, Seiya e Shun, e sotto la protezione del sangue di Athena dei tempi antichi, è riuscito infine ad arrivare di fronte a Typhon per compiere il destino dell'Armatura della Chioma di Berenice.
"I fragili umani muoiono se perdono un terzo del sangue." continua il dio dei Giganti. "Metti la mano sul tuo cuore. Senti il suo battito."
Mei non riesce a credere: non ha segni di pulsazioni o di battiti cardiaci.
"Un essere umano che parla dopo aver perso tutto il sangue... Se non sei un burattino, cosa sei allora?"
"Una costellazione senza stelle e la memoria del sangue amalgamato in un'armatura macchiata."
"Sei un burattino di Athena."
"La mia volontà sta proprio svanendo mentre dico queste parole... Il mio Cosmo..."
"È giunta l'ora. Il tempo si rompe."


5)

Il dio dei Giganti lascia Mei accasciato al suolo e cammina in direzione dell'altare. Fa apprezzamenti con sguardo di pura lussuria sull'ultima delle donne Giganti, la forma femminea prescelta.
"Echidna..."
Perché la donna Gigante non è decimata dal timore dal momento che il suo nome è stato pronunciato dal dio che venera? Sarà a causa del sigillo della Prigione del Tempo Sospeso? La cosa più probabile è che Echidna non sia il suo vero nome, bensì un appellativo di disprezzo dato a una povera donna che ha la metà del suo corpo trasformato in un serpente a causa di una malefatta sinistra di un dio.
"Sono qui." Typhon dirige la voce alla pancia di Echidna. "Il mio vero corpo carnale!"
In quel momento, si rompe il bozzolo temporale, la borsa fetale. Il ventre di Echidna inizia a muoversi. I suoi lunghi capelli ondeggiano. La sua pelle setosa comincia a diventare leggermente rossa. I seni rotondi dondolano e la cintura fina si muove in modo seducente.
"Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!" grida la donna per i dolori del parto.
La creatura squarcia dal dentro la pancia del serpente. Non ha testa. Quell'essere fatto unicamente di corpo, simile ad un feto, il vero corpo di Typhon, è una grande pietra preziosa, ancora più trasparente del cristallo. La brillantezza dell'Adamas è quella del diamante dal colore delle tenebre: la suprema cornalina.
"Il mio vero corpo carnale!" Typhon chiama se stesso.
Si muove la Volontà Divina del dio gigante delle tempeste. Nello stesso modo in cui è accaduto nel Monte Etna, quando si è trasferito dal corpo di Mei a quello del sommo sacerdote Encelade, la sua aura adesso si trasferisce verso il ricettacolo di Adamas delle tenebre.
Ma, prima che riesca a realizzare l'operazione, l'altare è avvolto dalle fiamme. Nel tempio sotterraneo accerchiato dalle tenebre, dove fino a poco fa egli stesso era l'unica fonte di luce, Typhon si ferma, illuminato dalle fiamme che incendiano l'altare. La sua Volontà è congelata. La forma femminea Echidna è consumata dalle fiamme infernali del Karma, davanti ai suoi occhi, senza che egli possa fare niente.
I lunghi capelli della donna bruciano, la pelle è in ebollizione, l'aria calda aspirata dai polmoni corrompe la carne dall'interno.
"Houyoku Tensho!"
Tutto ciò è stato trasformato in cenere dal battito fiammeggiante delle ali della fenice.
Il ricettacolo di Adamas che aveva rotto la pancia del serpente, fragile e vuoto, immediatamente si trasforma in carbone e si disperde sotto forma di cenere.
"Dov'è il mio vero corpo carnale?" La Volontà Maggiore diventa in quel momento esitante, senza destino.
"Ikki! Sei tu..." Mei riconosce il Cavaliere dalla cicatrice che ha sulla testa. Il sopravvissuto dall'inferno, avvolto dall'aura dell'Uccello Immortale. Lo spirito senza esitazione, il più forte dei fratelli che Mei conosceva. "Sei il Cavaliere della Costellazione della Fenice." dice Mei, sollevando il corpo appoggiato alla parete.
"Tu sei Mei! Ma perché non sento il tuo Cosmo?"
"Dicono che il Cosmo percorra la corrente sanguigna." spiega Mei, parlando quasi solo con se stesso. "Io ho perduto il sangue fino al limite..." Mei sorride a Ikki, il sopravvissuto che fino a poco tempo fa non sapeva sorridere.
"Tutti moriranno!" con ciò, esplode la Volontà Maggiore di Typhon. Tutto comincia a incendiarsi e a distruggersi. Typhon, che fino ad adesso ha conservato l'apparenza divina, entra in una spirale crescente e deforme di pazzia, come un tifone senza l'occhio.
"Prendi Shun con te ed esci da qui!" dice Mei.
In mezzo alla tempesta di Typhon, Ikki afferra le catene che imprigionano suo fratello materno e, dopo essersi accertato che stava respirando, lo carica sulle sue spalle.
"Non mi chiedi niente?"
"A te, che già sei morto? Cosa dovrei chiedere a un uomo morto?"
"Ikki... forse io ho già perduto anche gli stessi legami di sangue che ci uniscono. Nonostante questo, posso solo chiederti una cosa. Prenditi cura dei miei fratelli!" sorride Mei.
Ikki, il Cavaliere che non sorride, esce portando Shun con sé.
Il Cavaliere della Costellazione della Chioma di Berenice, il portatore della Sacra Armatura senza gerarchia, li osserva finché non escono dal suo campo visivo e, in seguito, si volta verso il dio.
Un fascio di fili di orialcon, totalmente estranei alla volontà di Mei, erano cresciuti fino alla gamba strappata e l'avevano raccolta, riattaccandola al ragazzo. I fili chiudono le ferite e suturano l'amputazione.
Mei si rialza e cammina in direzione del dio dei Giganti, che corre, disperato, nel perimetro. Nel campo di battaglia della Gigantomachia stanno solamente Mei, Typhon e le ceneri della distruzione. Il mondo del Cavaliere è nel più assoluto silenzio.
"Finalmente odo la voce delle stelle!" pensa.
"Deus Ex Machina." dice allora. "Tu sei un Dio per mezzo di una macchina."
Mei controlla i fili taglienti che si mescolano nelle tenebre.